Recensione libro “I nostri cuori chimici” di Krystal Sutherland

La Rizzoli, con di Krystal Sutherland, ha fatto sicuramente un’ottima scelta editoriale. Un libro adatta ad un pubblico giovane, pensato per chi è alle prese con i primi amori, e per chi si confronta con passioni struggenti e delusioni cocenti. Quando mi hanno proposto questa lettura, a dir la verità, ero un po’ scettica, più volte ho avuto occasione di leggere libri appartenenti a questo genere, per arrivare alla conclusione che tutti, nel bene e nel male, seguono un cliché. La struttura dei racconti segue uno schema prestabilito e le trame tutte abbastanza prevedibile, la scelta dei protagonisti poi scontatissima. Insomma ero incuriosita, ma non troppo. Invece ho dovuto ricredermi, la storia mi ha conquistato subito, forse per la sua semplicità, forse perché una volta tanto sono i sentimenti del ragazzo ad essere messi a nudo.

Di fatti, la voce narrante Henry vuole conquistare il cuore della bella e triste Grace. Giovane studentessa da poco arrivata nella sua scuola. Le inquietudini amorose di Henry vengono di continuo messe in discussione da sè stesso, dai suoi amici, dalla sua famiglia. Ognuno si è fatto un’idea su Grace, tutte in contraddizione l’una con l’altra. Una ragazza alquanto misteriosa che cela un segreto troppo doloroso per essere svelato, neanche ad Henry, riuscirà solo dopo tanto tempo a far breccia nel suo cuore, a conquistarsi la sua fiducia e ad affacciarsi nella sua vita. Una vita ai margini di tutti, isolata nel suo mondo, lontana dalla spensieratezza, lontana dal cuore di Henry. Sfuggente, imprevedibile, malinconica, si concede di rado agli altri, di rado compare la ragazza sorridente di una volta. Li accomuna l’amore per la scrittura e questo darà loro modo di confrontarsi, l’occasione giusta per conoscersi meglio. Le strane abitudini di Grace, reduce da un brutto incidente stradale, portano Henry a porsi delle domande.

Vorrebbe conoscere meglio questa ragazza, così sfuggente, spettrale. I loro dialoghi sono un lento e inesorabile crescendo di emozioni, si percepisce la purezza dei sentimenti in gioco. Questa è sicuramente la caratteristica che più di tutte mi ha meravigliato e conquistato. Non c’è fretta, l’amore va vissuto assaporando ogni attimo. Henry percepisce il disagio di Grace più di chiunque altro, lotta con tutte le sue forze, vuole dare una chance a questo amore. Ma è difficile, gli ostacoli sono dentro l’anima spezzata di lei, che non riesce a lasciar andare quella parte di sè legata indissolubilmente al suo primo grande amore.

“Avevamo un amore difficile, io e Grace, quel tipo di amore che ti faceva annegare se ti immergevi troppo. Era un amore che ti legava piccoli pesi al cuore, uno alla volta finché lui diventava così pesante che si staccava dal petto.” Essere una comparsa nella vita di Grace diventa l’ultima e forse l’unica alternativa di Henry. Si rende conto che a Grace serve un amico, non un ragazzo. Poteva essere solo questo per lei, poteva essere un buon amico. Sarà disposto? Riuscirà a sopportare il dolore di una tale verità? Non l’avrebbe mai costretta a scegliere tra lui e il suo passato. Nonostante lei lo ami a modo suo, non c’è soluzione. Grace non è disposta a perdonarsi. “Grace Town è stata una esplosione chimica nel mio cuore.

È stata una stella che si è trasformata in supernova. Per qualche fugace attimo ci sono stati luce e calore e dolore, più luminosi di una galassia, e nella sua scia lei non ha lasciato altro che oscurità. Ma la morte delle stelle fornisce i mattoni della vita Tutti noi siamo fatti di materia stellare. Tutti noi siamo fatti di Grace Town.” Lettura pulita, priva di fronzoli, pensato per i giovanissimi, ma in realtà per tutte le età. Un’esperienza ricca di significato e con molti messaggi positivi racchiusi in una prosa poetica e riflessiva. Le disquisizioni sull’amore, sull’universo, sulla chimica, tutte bellissime ed intense, arricchiscono l’intero percorso di lettura. Quello che mi ha colpito di più è stata la semplicità del racconto che arriva dritta al cuore del lettore, perché l’amore resta l’unico protagonista. Henry e Grace, due ragazzi qualunque che devono fare i conti con le delusioni e con la realtà, perché alle volte i sogni bisogna lasciarli andare, “le persone non sono contenitori vuoti che puoi riempire con i tuoi sogni a occhi aperti.”

SCHEDA DELL’EDITORE

Henry Page ha 17 anni e non si è mai innamorato. Paradossalmente, la colpa è del suo inguaribile romanticismo: Henry è da sempre così aggrappato al sogno del Grande Amore da non aver lasciato spazio alle cotte che da anni elettrizzano le vite dei suoi amici. Non è una scena da film nemmeno il primo incontro con Grace Town: Grace cammina con il bastone, porta vestiti da ragazzo troppo grandi per lei, ha sempre lo sguardo basso. Complice il giornale della scuola, Henry se la ritrova vicina di scrivania, e presto precipita nella rete gravitazionale di Grace, che più conosce, e più diventa un mistero. Grace ha ovviamente qualcosa di spezzato e questo non fa che attirare Henry, convinto di poterle ridonare quel sorriso che fino a pochi mesi prima la accompagnava ovunque. Ma forse il Grande Amore è più amaro di quanto i romantici credano.

Katja Macondo

Il libro “Un missionario in canoa” donato a papa Francesco

I coniugi Miglietta mentre consegnano il libro al Papa

È stato donato a papa Francesco il libro della giornalista monferrina Veronica Iannotti “Un missionario in canoa”. Il volume, che descrive la vita di don Gervasio Fornara, è stato portato giovedì 20 ottobre u.s. da Emanuele Miglietta e sua moglie Paola Nasatti, che si sono recati a Città del Vaticano, per seguire la S. Messa officiata dal papa presso la Cappella Santa Marta, in occasione del loro 25esimo anniversario di matrimonio. “È  stata una grande emozione incontrare sua Santità – racconta Miglietta – gli ho spiegato che volevo avesse questo libro perchè narra la storia di un sacerdote, Parroco della nostra Parocchia del Valentino a Casale Monferrato, per tredici anni, che è appena stato trasferito a Novara, il quale per quarantun anni, è stato missionario in terra colombiana, e ha svolto questa opera esattamente come il Papa insegna che un missionario dovrebbe fare, e come un sacerdote dovrebbe essere”. Il libro, cui anche il TG3 Piemonte ha dedicato un servizio, racconta la storia di don Gervasio Fornara, che partito non ancora sacerdote per la Colombia, ha passato quarantun anni nelle foreste dell’America Latina.

Il libro, cui anche il TG3 Piemonte ha dedicato un servizio, racconta la storia di don Gervasio Fornara, il quale partito non ancora sacerdote per la Colombia, ha passato quarantun anni nelle foreste dell’America Latina. In quegli sconfinati e primordiali territori, il missionario salesiano ha fondato due Centri Missionari, la prima televisione locale del Paese e diverse stazioni radiofoniche.

“Ho deciso di scrivere questo libro – racconta Iannotti – che conoscevo don Gervasio da pochissimo, ma ho subito capito che aveva avventure incredibili da raccontare, vicende che non aveva mai confidato a nessuno, ed è stato proprio così. Dopo un lavoro di due anni tra interviste, stesura e ricerca del materiale, ho deciso di pubblicare il manoscritto, senza sapere a cosa mi avrebbe portato. Tuttavia mi era chiaro lo scopo primario: volevo che fosse un esempio. L’esempio di come un uomo possa da solo, fare la differenza e salvare la vita a tante persone, senza denaro o posizioni di potere, armato solo della sua forza di volontà, della determinazione e della Fede. Vedere adesso papa Francesco stringere nelle mani il libro, è una sensazione indescrivibile.”

Recensione libro “L’armonia segreta” di Geraldine Brooks

Leggere “L’armonia segreta“, edito da Neri Pozza, è stata una necessità impellente, inarrestabile. Ho gustato parola per parola, letto avidamente ogni riga, per catturare tutta la bellezza racchiusa nell’ultimo romanzo di Geraldine Brooks, giornalista, scrittrice, premio Pulitzer. Con lei ho imparato a rivalutare ed apprezzare il romanzo storico. Ogni volta è una nuova ed interessante esperienza letteraria, ma non solo, si ha la netta impressione, con i suoi libri, di raggiungere una nuova meta, di impossessarsi di una nuova pagina del passato. La sua prosa, fluida, essenziale, ricca, ti guida attraverso la vita dei protagonisti. La qualità più evidente della Brooks è sicuramente la semplicità, arrivare al lettore con chiarezza, senza dubbio alcuno, senza fraintendimenti, c’è solo la storia che parla attraverso la sua penna. I suoi romanzi storici hanno un’accezione moderna, non si sente mai il peso del racconto, che il più delle volte è cruento, spietato, violento. Ci si immerge con naturalezza in epoche lontane, nelle vesti di personaggi del passato, senza accorgersi del divario temporale.

La modernità della sua scrittura mi ha sempre incantato, ricordo con nostalgia “I custodi del libro” e “Annus mirabilis” in particolar modo, due grandissime opere letterarie che consiglio a tutti di leggere. Con L’armonia perfetta, ho sperimentato sulla mia pelle la bellezza della scoperta. Conoscevo poco, o quasi nulla, del protagonista di questo romanzo, sto parlando di re David. Un uomo, che da semplice pastore è diventato re d’Israele. L’autrice riporta in vita questo personaggio, tra mito e realtà, discostandosi dalla versione biblica, offrendo una nuova prospettiva.

Emergono nel libro i tanti volti di questo re, tra verità storiche e leggenda. Una figura contradditoria, che si presenta ora spietata, sanguinaria, ora amabile, giusta ed equa. Intelligente come pochi, ha saputo fin dalla tenera età aggirare gli ostacoli posti sulla sua strada, la sua caparbietà e la sua indole indomita ne hanno fatto un fiero guerriero, un eroe osannato, ma nello stesso tempo un brigante e un despota.

Ne emerge un ritratto poco lusinghiero di un re amato e odiato, e proprio per questa sua umanizzazione, la sua figura in questo contesto risalta ancora di più. I suoi difetti amplificano le sue gesta, dando conferma della sua generosità e della sua passionalità, che hanno segnato i suoi passi nel bene e nel male. I suoi amori, numerosi e variegati, lo hanno accompagnato fino alla fine. Le sue mancanze come genitore, segnano un’epoca di conflitti familiari per la successione, che sfocerà nel peggiore dei crimini, il fratricidio.

Tutta la vita a lottare contro i nemici del suo popolo, alla ricerca ossessiva del potere, della vendetta, della supremazia, per ritrovarsi vecchio e solo a difendersi dai propri figli. Un magnifico romanzo d’avventura e, insieme, un’epopea incentrata sulla fede, sempre presente attraverso la voce narrante di Natan, profeta e veggente, fedele servitore e consigliere di re David; ci narra delle sue gesta sempre in armonia con il divino, con la Voce, che puntualmente si esprime attraverso Natan nei momenti di maggiore difficoltà, guidando il re nelle sue scelte.

Il suo regno è durato quaranta anni ed è stato considerato il vero fondatore del reame iraelitico, di lui si ricordano la sua abilità politica e il suo coraggio, che gli permisero di unificare le varie tribù d’Israele, in contrasto da sempre. Ricordiamo, inoltre, che re David designò in punto di morte come suo successore il figlio Salomone, ricordato dalla Storia come re buono e giusto, lasciandogli in eredità un regno nel massimo dello splendore. “La tua gente vivrà in pace” dissi. ”Ciò che tu hai conquistato a prezzo di molto spargimento di sangue, ciò che tu hai iniziato, verrà portato a compimento da tuo figlio. E finché egli regnerà, il popolo della nostra terra vivrà in pace e sicurezza, ognuno sotto la propria vite e sotto il proprio fico”. Romanzo potente, affascinante, ne consiglio la lettura per ammirare da vicino uno dei leader più contraddittori della Storia.

TRAMA

È l’alba di una calda estate del X secolo a.C. quando il piccolo Natan è destato dal sonno da grida atroci, provenienti da ogni parte del villaggio lungo le rive del Mar Rosso, dove da tempo immemorabile la sua famiglia esercita il mestiere di vignaioli. Si precipita fuori casa, e la scena che si apre davanti ai suoi occhi è raccapricciante. Suo padre e suo zio giacciono in un lago di sangue, e davanti ai suoi occhi, la daga ancora stretta nella mano, si erge l’assassino: David, il figlio di Yshay di Bet Lehem. Accampato nei pressi del villaggio, chiedeva da qualche giorno una decina di otri di vino e qualche sacco di datteri per sé e i suoi uomini e, dinanzi al rifiuto del padre di Natan, è penetrato furtivamente di notte tra le case per vendicarsi. Col volto rigato di lacrime, Natan fissa negli occhi quel giovane uomo noto nell’intero Israel per il suo coraggio, la sua audacia e il suo talento nel trarre le armonie più segrete dall’arpa che tiene sempre con sé.

Da ragazzo, a Emeq Elah, ha messo in fuga i Filistei, uccidendo con un colpo di fionda ben assestato il gigante Golyat. Valente guerriero, è stato a capo di tutte le armate di re Shaul, finché un giorno il re, accecato dalla gelosia, gli ha scagliato contro una lancia, e lo ha costretto alla fuga e a una vita da brigante e predatore di villaggi indifesi. Natan dovrebbe esplodere d’ira e di rabbia, ma, mentre una strana calma si impadronisce di lui, comincia a proferire delle parole che non riesce a sentire, ma che turbano profondamente David e i suoi compagni. Parole dettate da una Voce che parla attraverso la sua bocca. Parole che annunciano una grande profezia: il figlio di Yshay di Bet Lehem, il guerriero divenuto brigante per volontà di Shaul, sarà incoronato re di Yehudah, farà un solo popolo delle tribù del Nome, fonderà il regno imperituro di Israel.

E lui, Natan, piccolo pastore e vignaiolo del Mar Rosso, sarà il suo profeta. Da eroe a brigante, da re amato a despota, tutti i volti di re David emergono in questo libro, in cui l’autrice di Annus mirabilis ripercorre l’appassionante storia di un uomo che oscilla tra verità e leggenda, creando un magnifico romanzo d’avventura e, insieme, una magistrale epopea sulla fede, il desiderio, l’ambizione, l’amore e il tradimento.

L’AUTRICE

Geraldine Brooks ha vinto il Pulitzer Prize con il romanzo L’idealista (Neri Pozza 2005). Autrice di due saggi di grande successo: Nine Parts of Desire: The Hidden World of Islamic Women e Foreign Correspondance, corrispondente di guerra per il Wall Street Journal, il New York Times e il Washington Post, Brooks è nata in Australia e vive oggi in Virginia, negli Stati Uniti. Il suo primo romanzo, Annus mirabilis, è stato un bestseller internazionale.

Katja Macondo

Recensione libro “Freddo fuoco bruciato” di Marisa Pezzella

Merito alla giovane autrice emergente, Marisa Pezzella, per aver scritto un libro credibile, da tutti i punti di vista. Con un taglio semplice, aperto, le storie di Eva, Dylan e Riccardo ci entrano nell’anima. La trama ti cattura fin dalle prime pagine, nulla è scontato o prevedibile, le storie sono affini alla nostra realtà.

Quando il dolore per una perdita ci annienta, nel fisico e nella mente. Ritrovandoci a lottare contro l’incapacità di accettare questa sofferenza, e si intraprende una lotta quotidiana con i propri sensi di colpa. Il sentirsi sempre sul baratro, ed esserne consapevoli, ma incapaci di reagire, cercando soluzioni lì dove c’è solo il piacere di un attimo, senza trovare la pace tanto sognata. “Portami via” sussurrò sulle labbra di Veronica…

L’intero romanzo ruota intorno a tre personaggi, tutti alle prese con i propri fantasmi. Con i ricordi di un passato onnipresente, difficile da archiviare. Le loro vite si incroceranno, si scontreranno per vari e diversi motivi, si intuisce un legame, qualcosa che li accomuna, ma resta ben celato fin quasi alla fine, grazie e merito alla Pezzella, per la giusta dose di suspense e pathos. Le emozioni sono il cardine dell’intera vicenda, albergano in ogni pagina con eleganza senza mai strafare, ogni lettore può rispecchiarsi, sentirsi dentro alla storia. Questo l’ho apprezzato moltissimo, non c’è esasperazione, c’è la storia, nuda e cruda, tutto si concentra sulle loro vite, sugli inganni, le sofferenze, ma anche sulla bellezza dell’amore, dei primi amori.

Una bellissima storia d’amore incornicia la prima parte del libro, si respira l’intensità dei sentimenti, la felicità nel riconoscere la propria anima gemella, Eva e Dylan sentono dal primo momento di appartenersi, i loro sentimenti sono autentici, il lettore lo sa, lo sente.

“Lui è diventato quello che è per me perché completa ogni attimo di me e di noi insieme. È quel battito essenziale, ritmico e incalzante in ogni canzone. È come se prima di lui io fossi stata una semplice melodia… Lui con il suo sapore, il suo odore, la sua voce e il suo amore ha aggiunto dei piccoli suoni, quelli simili al ritmo dei battiti del cuore… Ha dato ritmo ed energia alla mia vita e, sussurro dopo sussurro, è diventato essenziale, nella mia vita come nella canzone.”

È talmente costruita bene la vita sentimentale dei personaggi, che anche solo poche righe, dove viene solo accennata una nuova storia, un nuovo amore, ti cattura, ti prende, ti emoziona. Freddo fuoco bruciato non è solo questo, è molto, molto di più. Con un’innata bravura, l’autrice è riuscita a costruire una storia dai contorni gialli, intorno e attraverso i protagonisti. Un thriller che non ha nulla da invidiare ad altri noti autori. Le esperienze oniriche e le visioni ultraterrene sono una presenza importante, sono il rovescio della medaglia dell’anima tormentata di tutti loro, sono l’espressione “soggettiva” della sofferenza. È un altro modo per sopperire alla mancanza di un proprio caro, per darsi forza e una ragione per continuare a vivere. Un bel diversivo che ha arricchito questa lettura, rendendola ancora più reale.

“Perché non riesco a essere dipendente dal suo sorriso, allora? Lei non ha marchiato solo il mio corpo, ma anche la mia anima. Ecco perché.” Sono onorata per aver avuto occasione di leggere questo bellissimo romanzo d’esordio di Marisa Pezzella, che mi ha fatto un bellissimo dono, mi ha lasciato l’uscio socchiuso, uno spiraglio, da dove sbirciare e attendere con trepidazione il sequel. Non vedo l’ora di leggerlo e farmi incantare ancora dalla sua prosa. “… non voglio ricominciare da un uomo per essere felice; voglio ricominciare da me.” Consiglio le vite di Eva, Dylan e Riccardo, una storia da non perdere.

SCHEDA DELL’EDITORE

La fiamma di una candela accesa si trova ad affrontare condizioni climatiche avverse e sembra sia destinata a spegnersi, cedendo al suo inevitabile destino. Il suo calore e la sua volontà di ardere sono però così forti da spingerla a combattere vento, freddo e pioggia. Proprio dentro se stessa troverà la capacità e la forza di rinascere, più viva e vigorosa di quanto non lo sia mai stata.

Questa è la leggenda che il nonno raccontava sempre a Riccardo da piccolo e che lo ha segnato per tutta la vita. Ma questa è anche la metafora puntuale del percorso di crescita che i due protagonisti si trovano ad affrontare, superando ostacoli e avversità, ma, soprattutto, superando se stessi. Freddo Fuoco Bruciato non è però un romanzo di formazione; non è un romanzo rosa, anche se l’amore è il suo motore; non è un thriller, anche se la morte viene inflitta e il colpevole deve essere trovato. Questo romanzo è piuttosto un insieme profondo e avvincente di tutti questi elementi, che l’autrice mescola con grazia e sapienza.

L’AUTRICE

Marisa Pezzella, nata a Caserta (CE) nel 1991, è studentessa universitaria di Scienze della Formazione nelle Organizzazioni presso l’Ateneo di Verona. Trasferitasi con la famiglia a Mantova nel ’99, è in queste terre virgiliane che scopre il piacere per la lettura e la scrittura. Risalgono al 2005 i suoi primi scritti, per lo più racconti brevi e alcuni romanzi inediti. Freddo fuoco bruciato è il suo romanzo d’esordio, ambientato a Mantova.

Katja Macondo

Recensione libro “Lo stupore di una notte di luce” di Clara Sànchez

Per chi ancora non lo sapesse, “Lo stupore di una notte di luce”, edito da Garzanti, è il seguito di “Profumo delle foglie di limone” di Clara Sànchez. Mi sono avvicinata a questa nuova lettura con un po’ di scetticismo, alcuni titoli pubblicati dalla Sànchez in questi ultimi anni mi hanno lasciato con l’amaro in bocca. L’errore più grande che commette il semplice lettore è la ricerca ossessiva delle stesse atmosfere trovate in un grande successo editoriale. Questo è stato il caso di “Profumo delle foglie di limone”, enorme riscontro di pubblico e lettori, ottima critica e vendite consistenti. Ricordo questo libro con piacere, quindi venire a conoscenza di una continuazione mi ha emozionato e nello stesso tempo mi ha messo in allarme. Non volevo incappare in una nuova delusione. Invece sono felice di annunciare che “Lo stupore di una notte di luce” ne è una degna continuazione, ho ritrovato una grande Clara Sànchez. La sua penna mi ha riportato nel punto in cui avevo lasciato i vari protagonisti.

Li ho ritrovati forse un po’ ammaccati, a leccarsi qualche ferita, ma pronti a difendere con le unghie e i denti le persone che amano, fino alla fine. Innanzitutto merito all’autrice per aver saputo aggiungere alla storia una nuova ed agghiacciante pagina. Ci ha mostrato l’altro lato della medaglia, quello dell’inganno, dell’avidità e della vendetta. Non sono bastate le atrocità commesse nel passato e quelle perpetrate dopo, ora si scopre un presente inquietante. La degna continuazione di un’ideologia creduta sepolta, sconfitta, ma a quanto pare più viva che mai. Le indagini proseguono su diversi fronti, e Julian sarà di nuovo costretto a coinvolgere e avvertire Sandra di un pericolo imminente. Gli ”altri” sono sulle loro tracce e non si fermeranno davanti a nulla, neanche di fronte alla vita di un bambino. Tutti insieme Sandra, Julian e Santi si ritroveranno ad un certo punto a commettere azioni degne dei loro acerrimi nemici. Giocheranno la partita ad armi pari, si tramuteranno in carnefici per costringere la Confraternita a rendere loro quello che gli è stato ingiustamente sottratto. Una escalation di emozioni, un ritmo serrato, intelligente ed intrigante, ottima costruzione della storia che si evolve in un continuo crescendo.

Lo spunto da cui l’autrice è partita è il motivo per cui anche questa storia risulta molto credibile. Le vicende sono paurosamente vere, le indagini dell’Interpol e le informazioni giornalistiche, ci hanno dimostrato che tutto questo è possibile, nessuno è immune di fronte a questa eventualità. Sandra è stata la vittima fin dal primo momento, è stata gli occhi di tutti noi, quella che ci ha fatto sentire e vedere questa possibilità. I giornali in questi anni hanno regolarmente narrato di vicende simili, la scoperta di ex ufficiali delle SS scovati in Spagna e in America Latina, confusi tra i molteplici turisti, a condurre una vita in apparenza normale.

Le Confraternite sono organizzazioni di ex ufficiali nazisti, nate con l’unico scopo di tener viva l’ideologia nazista. Sandra aiuterà Julian, un ex internato di Mauthausen, a scovare e consegnare alla giustizia gli ex gerarchi nazisti scappati alle maglie della Giustizia. Julian, grazie al suo amico Salva, viene a conoscenza di un segreto che una volta rilevato potrebbe mettere in pericolo l’intera Confraternita, minandolo dalle basi. L’intelligenza e la perseveranza sono l’unica arma in mano di Julian che riesce, nascosto nell’ombra a seguire tutte le loro mosse e anticiparli. Coinvolgerà Sandra, e sarà lei a pagarne il prezzo più alto. Nessuno ne uscirà immune, fino alla fine, quando tutto sembrerà finito, e la vita riprenderà il suo corso, resterà sempre la sensazione che al male non ci sarà mai fine.

TRAMA

È una notte stranamente luminosa. Una notte in cui il buio non può più nascondere nulla. Lo sa bene Sandra mentre guarda suo figlio che dorme accanto a lei. Ha fatto il possibile per proteggerlo. Ma nessuno è mai davvero al sicuro. Soprattutto ora che ha trovato nella borsa dell’asilo un biglietto. All’interno poche parole che possono venire solo dal suo passato: “Dov’ è Julian?”. All’improvviso il castello che ha costruito crolla pezzo dopo pezzo: il bambino è in pericolo. Sandra deve tornare dove tutto è iniziato. Dove ha scoperto che la verità può essere peggio di un incubo. Dove ha incontrato due vecchietti che l’hanno accolta come una figlia, ma che in realtà erano due nazisti con le mani sporche di sangue innocente che inseguivano ancora i loro ideali crudeli e spietati. È stato Julian ad aiutarla a capire chi erano veramente. Lui che, sopravvissuto a Mauthausen, ha cercato di scovare quei criminali ancora in libertà. Lui ora è l’unico che può conoscere chi ha scritto quel biglietto e perché. Julian sa che la sua lotta non è finita, che i nazisti non si sono mai arresi. Si nascondono dietro nuovi segreti e tradimenti. Dietro minacce sempre più pericolose. E quando il figlio di Sandra viene rapito, l’uomo sente che bisogna fare qualcosa e in fretta. Perché in gioco c’è la vita di un bambino. Ma non solo. C’è una sete di giustizia che non può essere messa a tacere ancora. Chi ha sbagliato deve essere punito. Nessun innocente deve più farlo al posto loro.

Clara Sanchez regala finalmente ai suoi lettori il libro che aspettavano da anni. Il seguito di uno dei romanzi più venduti e amati degli ultimi anni: Il profumo delle foglie di limone. Un milione di copie vendute solo in Italia e ancora in classifica a cinque anni dall’uscita. L’autrice spagnola vincitrice dei più prestigiosi premi letterari torna a raccontare di Sandra e Julian. Torna a raccontare di una verità sconvolgente che pochi conoscevano. Lo stupore di una notte di luce è una storia indimenticabile sulla forza delle scelte e il coraggio di non tradirle. Sulla impossibilità di dimenticare il male e sulle colpe che devono essere punite. Una storia di amore e speranza dove nessuno crede che possa essercene ancora.

L’AUTRICE

Clara Sánchez ha raggiunto la fama mondiale con il bestseller Il profumo delle foglie di limone, in cima alle classifiche di vendita per oltre due anni. Con Garzanti ha pubblicato anche La voce invisibile del vento e Entra nella mia vita. È l’unica scrittrice ad aver vinto i tre più importanti premi letterari spagnoli: il premio Alfaguara nel 2000, il premio Nadal nel 2010 e il premio Planeta nel 2013 con “Le cose che sai di me”.

Katja Macondo

Recensione libro “Un figlio” di Alejandro Palomas

Sono stata travolta da “Un figlio” di Alejandro Palomas, incapace di lasciar andare questa storia neanche per un attimo, l’ho letto tutto d’un fiato. Guille ci racconta la sua vita, in modo semplice, come solo un bambino sa fare. Le sue parole sfidano il concetto di realtà, il suo rifugio è la fantasia, e i suoi pensieri sono senza filtro. Perché negare a questo bambino le sue fantasie? Perché impedirgli di credere che Mary Poppins risolverà tutti i suoi problemi? Tutti si affannano a negare le sue fantasie, a cominciare dal padre che un po’ se ne vergogna e un po’ non riesce a gestirle. Anche la sua maestra tenta di farlo, convinta che le fantasie del bambino, nascondano un problema più grande alla base, “è solo la punta dell’iceberg”, afferma. Infine sarà Maria, la psicologa, a scoperchiare la scatola dei segreti di Guille.

“Credo che il Guille che vediamo sia il pezzo di un puzzle, e che, nascosto sotto questa felicità, ci sia un… mistero. Un pozzo da dove forse ci chiede di essere tirato fuori.” Alternandosi, saranno loro stessi a narrarci di Guille, che vive l’assenza della madre come un abbandono, ed è così forte il dolore che si rifugia nella magia di Mary Poppins. “… quando hai problemi brutti e tristi, ricorda Mary Poppins, dì la parola magica molto forte per farmi sentire e tutto, tutto, cambia sempre, sì? Mi ha guardato e…ha cantato Supercalifragilistichespiralidoso”. Tutti i ricordi della madre sono legati alla storia di Mary Poppins, e le sue canzoni, i film, lo aiutano a sopportare la nostalgia che lo attanaglia. Questi ricordi lo sostengono durante questa sua elaborazione, la mancanza della madre è troppo grande per lui, quindi l’unica strada per ritrovarla è attraverso i suoi racconti, le sue fiabe, il suo sorriso.  Riesce a confidarsi solo con la sua amica Nazia, una bambina Pakistana, anche lei alle prese con i propri drammi, legati ad un matrimonio combinato con un uomo molto più vecchio di lei, così piccola e già costretta a fare i conti con un futuro tanto spaventoso.

Guille vorrebbe aiutarla, non sa come fare, spera di farlo attraverso la magia di Mary Poppins, ma la famiglia di Nazra non approva la loro amicizia e di conseguenza gli viene impedito di frequentarla. Tutto va storto, sua madre è lontana, ha perso la sua amica, a scuola lo deridono, e suo padre continua a rinchiudersi nello studio a piangere.

Si ritrova perso nel labirinto di cose che non capisce perché è troppo piccolo per gestirle e accettarle da solo. “La mente umana è come la vita: un labirinto che spesso tira fuori cose inimmaginabili da colui che vi si perde.” La psicologa diventa, quindi, la sua unica interlocutrice, di lei si fida, e pian piano comincia a raccontarle i suoi segreti, e lo fa attraverso i suoi disegni. Improvvisamente un intero universo si schiude davanti agli occhi di Maria, e con una clamorosa ed inaspettata scoperta, riesce finalmente a liberare questo bambino dall’enorme peso che grava sulle sue “piccole” spalle, un dolore troppo grande per lui.

“La cosa veramente strana è che, quando finalmente la si scopre, la verità non permette scelte a lungo termine. Ci obbliga ad agire, quasi sempre con urgenza.” Donandogli spensieratezza e fiducia nel domani, con accanto la persona che lo ama più al mondo, suo padre. Non nego che questo libro mi ha molto emozionato.

Ha toccato la mia anima. Nonostante la drammaticità che si percepisce, non è un libro triste, è piuttosto un inno alla rinascita, alla speranza. La storia si racconta da sola, i personaggi si alternano con delicatezza, in punta di piedi, senza clamore. Il lettore è preso per mano da Guille, che lo accompagna lungo la sua vita di bambino, con l’ausilio della verità e della fantasia. La prosa è di una disarmante semplicità, mi ha incantata, un’arma vincente per questo genere di storia. Non c’è stato un attimo di esitazione durante la lettura, fluida ed elegante. Da porre l’accento sulla perfetta immedesimazione nei personaggi, ho apprezzato l’equilibrio e la profondità di ognuno. A pieno titolo, Palomas è diventato uno dei miei autori preferiti! Libro consigliatissimo e adatto ad un vasto pubblico di lettori, sicuramente un dono gradito da chi lo riceverà.

TRAMA

Guille non ha niente in comune con i suoi compagni di quarta elementare: è taciturno, non ama il calcio e ha sempre la testa tra le nuvole. Sarà perché non si è ancora ambientato nella nuova scuola, dice suo padre, Manuel Antúnez, quando la maestra Sonia lo convoca d’urgenza in aula docenti. Sonia, però, scuote la testa. Quella mattina, prima dell’intervallo, ha chiesto agli alunni che cosa avrebbero voluto fare da grandi. C’è chi ha risposto il veterinario, chi Beyoncé, chi ancora l’astronauta, Rafael Nadal o la vincitrice di The Voice. Guille ha risposto… Mary Poppins. E ha anche motivato la sua scelta: vuole essere Mary Poppins perché è una signora simpatica che sa volare, ama gli animali e, quando non lavora, può nuotare nel mare insieme ai pesci e ai polipi.

Sonia consiglia a Manuel di affiancare al bambino una psicologa scolastica che lo aiuti ad aprirsi con i compagni e a non rifugiarsi in un mondo immaginario e strampalato, e il padre si dice d’accordo.

Nessuno dei due adulti ha, però, intuito il vero motivo della risposta di Guille. Avere i poteri magici di Mary Poppins significa per il bambino risolvere d’incanto tutti i suoi problemi. Gli basterebbe, infatti, cantare Supercalifragilistichespiralidoso e sua madre tornerebbe a casa, suo padre smetterebbe di passare le sere a piangere e la sua amica Nazia non sarebbe costretta ad andare in Pakistan a sposare un signore anziano che neppure conosce…

Guille è stufo che tutto il mondo continui a ripetergli che è soltanto un bambino e che i bambini non possono capire certe cose. Lui, invece, le capisce benissimo. Sa perfettamente che suo padre lo mette a letto e poi va a rimestare in una vecchia scatola nascosta sull’ultimo ripiano dell’armadio. Sa, soprattutto, che è un vero mistero che sua madre sia andata a lavorare a Dubai come hostess di volo e non sia ancora tornata…

Con la sua prosa lieve, Alejandro Palomas – «un ritrattista dell’animo umano, uno degli scrittori più amati e promettenti della nostra letteratura» (Culturamas) – regala ai lettori una favola tenera e profonda che riflette sulla distanza emotiva che un dolore improvviso può instaurare tra un padre e un figlio. Un romanzo pieno di grazia e di speranza che parla al cuore di chi non vuole smettere di credere ai propri sogni.

L’AUTORE

Alejandro Palomas è nato a Barcellona nel 1967. Laureato in letteratura inglese, traduttore di Katherine Mansfield, Gertrude Stein, Willa Cather e Jack London, scritto romanzi come A pesar de todo, El tiempo del corazón (premio Nuevo Talento FNAC, 2002) e El secreto de los Hoffman (finalista Premio Torrevieja 2008), e racconti come Pequeñas bienvenidas. ConTanta vita (Neri Pozza 2008) ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico.

Katja Macondo

Poesie: “Solo noi e il mare”

Se tu fossi qui, solo noi due e il mare,

non mangerei, ma ti gusterei,

non berrei, ma sazierei la mia sete,

non dormirei, ma ti sognerei da sveglio,

non parlerei, ma ascolterei la tua voce dolce,

non chiederei nulla, ma desidererei tutto,

non ti sfiorerei, ma lo farebbe il mio cuore.

Se tu fossi qui, solo noi due e il mare.

Sandro Emanuelli

Real Press su “Business Class Golf 2016”

Real Press su “Business Class Golf”: Real Press è presente nel nuovo prezioso volume 2016, edito dalla BC Edizioni, attualmente distribuito presso i principali Golf Club di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta; con copertina curata dal Maestro Daniele Fissore e contenuti narrativi realizzati dal Direttore Roberto Monteriso.

L’Orchestra Melodica Aurora al Teatro di Casale Monferrato

Il cinema ha una magia tutta sua, è risaputo. Le atmosfere create sulla pellicola, quando sapientemente dipinte, sono in grado di offrire allo spettatore emozioni intense. Eppure vi è una componente determinante, senza la quale nessun capolavoro cinematografico sarebbe lo stesso: la colonna sonora. Ogni monumento della celluloide è stato caratterizzato da componimenti sinfonici che lo hanno reso indelebile alla memoria. Accade addirittura, in taluni casi, che nella storia del cinema alcune opere musicali arrivino a sovrastare in fama lo stesso lungometraggio per il quale sono state concepite.

In tema di colonne sonore e di esecuzioni sopra le righe, andiamo a parlare dell’Orchestra Melodica Aurora, formazione originatasi nel 2013, la quale prende ispirazione da orchestre nate nel periodo delle due guerre mondiali. La struttura è caratterizzata dalla presenza di una classica componente di fiati e da una sezione di archi. Il repertorio è costituito dalla riproposizione di brani tratti dalle colonne sonore di film degli anni ‘30 e ‘40, eseguiti nelle versioni originali dell’epoca. Abbiamo avuto l’occasione di assistere alla prima esibizione dell’Orchestra Aurora a Casale Monferrato, presso il Teatro Municipale lo scorso 14 maggio, in un evento promosso a favore della LILT, Lega Italiana Lotta contro i Tumori.

Il Teatro, con la sua atmosfera raffinata ha offerto la cornice perfetta per lo svolgimento del concerto, ricreando un ambiente sofisticato ed elegante che sembrava fondersi perfettamente con le melodie proposte. La serata è trascorsa piacevolmente, attraverso un’esecuzione di ottima caratura da parte di ogni elemento dell’orchestra trinese, che ha offerto al pubblico brani realizzati dai migliori arrangiatori caratteristici dell’epoca: artisti come Cesare Andrea Bixio, autore della celeberrima Parlami d’amore Mariù e Charles Trenet, con la sua Boum. Il Maestro Raiteri ha introdotto ogni brano fornendone una piccola descrizione, unita a divertenti aneddoti. Dalle prime note si percepisce chiaramente come gli strumenti si fondano in un suono perfettamente armonico e melodioso. Armonia che riflette appieno lo spirito del gruppo il quale, dal palco, appare unito ed affiatato. Ogni componente dell’Orchestra si diverte mentre suona, lo fa con passione e si vede. Il pubblico è attento e coinvolto. A fine spettacolo due bis non bastano e l’evento si chiude con un terzo brano ed un lunghissimo applauso.

Un’ottima performance da parte dell’Orchestra Melodica Aurora, la quale, attraverso l’esecuzione di brani swing, fox trot e musica d’ascolto, immerge l’ascoltatore nelle atmosfere ovattate ed eleganti tipiche della prima metà del ‘900.

ORCHESTRA MELODICA AURORA

  • Bruno Raiteri: violino e direzione
  • Stefania Garione: voce
  • Antonio Sacco: violino
  • Fabrizio Montagner: violino
  • Alessandro Panella: pianoforte
  • Enza Calvo: sax contralto
  • Gianni Trinchero: sax tenore
  • Marcello Trinchero: tromba
  • Enrico Momo: trombone
  • Ernesto Frezzato: contrabbasso, basso elettrico, bassotuba
  • Giorgio Raiteri: batteria

Aforismi: “Frammenti di realtà”

Uomini

Cercate di essere l’uomo che vostra figlia vorrebbe avere e non quello che vorrebbe dimenticare.

Amica

Cercate una donna che sappia ridere con voi e non di voi.

Apparenze

Si punta talmente tanto sull’estetica e sulle apparenze che quando ci si incontra davvero, non si trova nulla da dirsi.

Libertà

Provo un grande rispetto per quelle persone che escono dalle categorie dettate dalla società, dagli schemi e dai binari su cui marciano milioni di persone. Per coloro i quali non hanno bisogno di apprezzamenti per vivere la propria esistenza. Semplicemente perché sono loro stessi, perché sono liberi.

Scelte

Siamo talmente occupati a piacere agli altri che non sappiamo più cosa piace a noi stessi.

Traguardi

È solo attraverso i piccoli traguardi che si raggiungono le grandi mete.

Tempo

Solo gli stupidi contano il tempo, gli altri pensano a viverlo.

Serrature

Impariamo ad essere chiavi e non serrature. Le chiavi aprono le porte, le serrature aspettano che qualcuno le apra.

Speranze

Uccido paranoie per nutrire speranze.

Strade di vita

La vita è una lunga strada tortuosa, dove se prendi troppe scorciatoie finisci per perderti.

Fantasia e realtà

Il colmo dei giorni nostri è vivere in un mondo di fantasia e trovare la realtà tra le pagine di un libro.

Sorrisi

Chi risponde con un sorriso non perde mai.

Hope

Colui che è pessimista si rammarica perché pensa di aver perso qualcosa, l’ottimista invece pensa che il meglio debba ancora arrivare.

Puzzle

La vita è come un puzzle, abbiamo bisogno dei pezzi giusti da far combaciare per poter ammirare il nostro quadro.

Felicità

La felicità la incontri quando le cose vanno male. Quando tutto è nero e buio, e un piccolo spiraglio di luce ti sembra una grande cascata d‘acqua da cui dissetarti.

Donne

Non amo le donne che mi chiedono se sono belle, ma le donne che si sentono belle senza chiedere nulla.

 

Marco Aiolo