Recensione libro “Un figlio” di Alejandro Palomas

Sono stata travolta da “Un figlio” di Alejandro Palomas, incapace di lasciar andare questa storia neanche per un attimo, l’ho letto tutto d’un fiato. Guille ci racconta la sua vita, in modo semplice, come solo un bambino sa fare. Le sue parole sfidano il concetto di realtà, il suo rifugio è la fantasia, e i suoi pensieri sono senza filtro. Perché negare a questo bambino le sue fantasie? Perché impedirgli di credere che Mary Poppins risolverà tutti i suoi problemi? Tutti si affannano a negare le sue fantasie, a cominciare dal padre che un po’ se ne vergogna e un po’ non riesce a gestirle. Anche la sua maestra tenta di farlo, convinta che le fantasie del bambino, nascondano un problema più grande alla base, “è solo la punta dell’iceberg”, afferma. Infine sarà Maria, la psicologa, a scoperchiare la scatola dei segreti di Guille.

“Credo che il Guille che vediamo sia il pezzo di un puzzle, e che, nascosto sotto questa felicità, ci sia un… mistero. Un pozzo da dove forse ci chiede di essere tirato fuori.” Alternandosi, saranno loro stessi a narrarci di Guille, che vive l’assenza della madre come un abbandono, ed è così forte il dolore che si rifugia nella magia di Mary Poppins. “… quando hai problemi brutti e tristi, ricorda Mary Poppins, dì la parola magica molto forte per farmi sentire e tutto, tutto, cambia sempre, sì? Mi ha guardato e…ha cantato Supercalifragilistichespiralidoso”. Tutti i ricordi della madre sono legati alla storia di Mary Poppins, e le sue canzoni, i film, lo aiutano a sopportare la nostalgia che lo attanaglia. Questi ricordi lo sostengono durante questa sua elaborazione, la mancanza della madre è troppo grande per lui, quindi l’unica strada per ritrovarla è attraverso i suoi racconti, le sue fiabe, il suo sorriso.  Riesce a confidarsi solo con la sua amica Nazia, una bambina Pakistana, anche lei alle prese con i propri drammi, legati ad un matrimonio combinato con un uomo molto più vecchio di lei, così piccola e già costretta a fare i conti con un futuro tanto spaventoso.

Guille vorrebbe aiutarla, non sa come fare, spera di farlo attraverso la magia di Mary Poppins, ma la famiglia di Nazra non approva la loro amicizia e di conseguenza gli viene impedito di frequentarla. Tutto va storto, sua madre è lontana, ha perso la sua amica, a scuola lo deridono, e suo padre continua a rinchiudersi nello studio a piangere.

Si ritrova perso nel labirinto di cose che non capisce perché è troppo piccolo per gestirle e accettarle da solo. “La mente umana è come la vita: un labirinto che spesso tira fuori cose inimmaginabili da colui che vi si perde.” La psicologa diventa, quindi, la sua unica interlocutrice, di lei si fida, e pian piano comincia a raccontarle i suoi segreti, e lo fa attraverso i suoi disegni. Improvvisamente un intero universo si schiude davanti agli occhi di Maria, e con una clamorosa ed inaspettata scoperta, riesce finalmente a liberare questo bambino dall’enorme peso che grava sulle sue “piccole” spalle, un dolore troppo grande per lui.

“La cosa veramente strana è che, quando finalmente la si scopre, la verità non permette scelte a lungo termine. Ci obbliga ad agire, quasi sempre con urgenza.” Donandogli spensieratezza e fiducia nel domani, con accanto la persona che lo ama più al mondo, suo padre. Non nego che questo libro mi ha molto emozionato.

Ha toccato la mia anima. Nonostante la drammaticità che si percepisce, non è un libro triste, è piuttosto un inno alla rinascita, alla speranza. La storia si racconta da sola, i personaggi si alternano con delicatezza, in punta di piedi, senza clamore. Il lettore è preso per mano da Guille, che lo accompagna lungo la sua vita di bambino, con l’ausilio della verità e della fantasia. La prosa è di una disarmante semplicità, mi ha incantata, un’arma vincente per questo genere di storia. Non c’è stato un attimo di esitazione durante la lettura, fluida ed elegante. Da porre l’accento sulla perfetta immedesimazione nei personaggi, ho apprezzato l’equilibrio e la profondità di ognuno. A pieno titolo, Palomas è diventato uno dei miei autori preferiti! Libro consigliatissimo e adatto ad un vasto pubblico di lettori, sicuramente un dono gradito da chi lo riceverà.

TRAMA

Guille non ha niente in comune con i suoi compagni di quarta elementare: è taciturno, non ama il calcio e ha sempre la testa tra le nuvole. Sarà perché non si è ancora ambientato nella nuova scuola, dice suo padre, Manuel Antúnez, quando la maestra Sonia lo convoca d’urgenza in aula docenti. Sonia, però, scuote la testa. Quella mattina, prima dell’intervallo, ha chiesto agli alunni che cosa avrebbero voluto fare da grandi. C’è chi ha risposto il veterinario, chi Beyoncé, chi ancora l’astronauta, Rafael Nadal o la vincitrice di The Voice. Guille ha risposto… Mary Poppins. E ha anche motivato la sua scelta: vuole essere Mary Poppins perché è una signora simpatica che sa volare, ama gli animali e, quando non lavora, può nuotare nel mare insieme ai pesci e ai polipi.

Sonia consiglia a Manuel di affiancare al bambino una psicologa scolastica che lo aiuti ad aprirsi con i compagni e a non rifugiarsi in un mondo immaginario e strampalato, e il padre si dice d’accordo.

Nessuno dei due adulti ha, però, intuito il vero motivo della risposta di Guille. Avere i poteri magici di Mary Poppins significa per il bambino risolvere d’incanto tutti i suoi problemi. Gli basterebbe, infatti, cantare Supercalifragilistichespiralidoso e sua madre tornerebbe a casa, suo padre smetterebbe di passare le sere a piangere e la sua amica Nazia non sarebbe costretta ad andare in Pakistan a sposare un signore anziano che neppure conosce…

Guille è stufo che tutto il mondo continui a ripetergli che è soltanto un bambino e che i bambini non possono capire certe cose. Lui, invece, le capisce benissimo. Sa perfettamente che suo padre lo mette a letto e poi va a rimestare in una vecchia scatola nascosta sull’ultimo ripiano dell’armadio. Sa, soprattutto, che è un vero mistero che sua madre sia andata a lavorare a Dubai come hostess di volo e non sia ancora tornata…

Con la sua prosa lieve, Alejandro Palomas – «un ritrattista dell’animo umano, uno degli scrittori più amati e promettenti della nostra letteratura» (Culturamas) – regala ai lettori una favola tenera e profonda che riflette sulla distanza emotiva che un dolore improvviso può instaurare tra un padre e un figlio. Un romanzo pieno di grazia e di speranza che parla al cuore di chi non vuole smettere di credere ai propri sogni.

L’AUTORE

Alejandro Palomas è nato a Barcellona nel 1967. Laureato in letteratura inglese, traduttore di Katherine Mansfield, Gertrude Stein, Willa Cather e Jack London, scritto romanzi come A pesar de todo, El tiempo del corazón (premio Nuevo Talento FNAC, 2002) e El secreto de los Hoffman (finalista Premio Torrevieja 2008), e racconti come Pequeñas bienvenidas. ConTanta vita (Neri Pozza 2008) ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico.

Katja Macondo

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