Pensieri su Sandro Emanuelli

Sandro, Sandrone. Amava tanto le avventure che, quando era ragazzo, lo chiamavamo Napoleone, forse perché condivideva con l’imperatore dei Francesi una certa megalomania, non nel senso di una grande follia (come l’intendevamo noi ragazzi) ma nel senso di un grande desiderio di avventura.
Per cercare di inquadrare l’inquadrabile, cioè lui, Sandro, dobbiamo pensare alla sua avventura in quello che veniva considerato allora – dalla fine degli anni 1960 alla fine degli anni 1990 – l’Oriente Misterioso (Cina, Malesia, India, Australia, ma anche Sud Africa, i paesi del Nord Africa, e tanti altri). Certo lui, Sandro, continuò a lavorare in quei paesi anche dopo, ma ormai si trattava di un mercato noto, con le sue regole e le sue consuetudini che forse lo stesso Sandro aveva contribuito ad impiantare.

Quali erano queste regole e consuetudini? La Cina ad esempio – paese di cui Sandro parlava continuamente – aveva l’abitudine di mandare a prendere, con macchine equivalenti alle limousine americane, i rappresentanti di cui si fidava. E naturalmente Sandro era fra questi. Ma come si giungeva a tanto? Come nasceva questa fiducia?

Sandro, pur nella sua ridondante eloquenza, non ce lo ha mai spiegato veramente. Secondo lui, che ci spiegava il perché di questo inusuale comportamento, questa fiducia nasceva dalla sua abilità di negoziatore, che i cinesi stimavano moltissimo… e noi ci dobbiamo fidare di questa sua interpretazione, perché anch’essa fa parte di quel suo bagaglio personale, quel bagaglio che voglio descrivere qui. Perché era considerato un po’ megalomane da noi, che eravamo suoi amici, quando eravamo ragazzini se in fondo tutti esageravamo un po’ il significato, soprattutto sociale, delle nostre o bravate o avventure. Allora ci si deve chiedere il perché della nostra considerazione di Sandro. E, se ci penso, nasce proprio dal modo in cui veniva considerato in famiglia, da una madre molto pratica, la signora Mercedes, con le mani d’oro, che tutto quello che faceva le veniva bene, la quale gli riservava l’affetto per un figlio un po’ ‘bagolone’, che non si sa né come spiegare né come prendere.

E poi c’era il padre di Sandro, Mario, anche lui persona molto intelligente e pratica, ma che non si poneva, apparentemente, il problema di come fosse il figlio, purché rispondesse a quei canoni di successo professionale che lui riteneva indispensabili nella vita! E Sandro, che come tante persone estrose e tendenzialmente di successo, non ha imparato niente dalla scuola tradizionale dove l’avevano mandato i suoi nell’estremo tentativo di imbrigliarne la forte personalità, ha passato tutta la sua vita a cercare, di realizzare a suo modo i sogni dei genitori. Me l’ha rivelato una frase che mi ha detto recentemente, quando, raccontandomi della Cina, mi disse: “Avrei voluto che mia madre mi vedesse.” Infatti lui, anche nell’azienda, che faceva degli ottimi vetri industriali, in cui era entrato a lavorare, con una qualifica bassa, si era messo presto in luce come persona con delle doti di intraprendenza e sapere che mal si adattavano alla nostra società, così strutturata. E così aveva incontrato il vecchio patriarca e fondatore dell’azienda, il quale, dopo un po’, avendole comprese, cercò di sfruttare al meglio le potenzialità della sua personalità.

E lo spedì in Asia , dopo che lui era già stato in molti altri posti del mondo, nelle sue esperienze lavorative precedenti. E in Asia – e soprattutto grazie alla sua esperienza cinese – si conquistò anche tutti la posizione economica che la lungimiranza del patriarca gli riservò, andando spesso a verificare sul campo, vale a dire in Sud Africa o in Cina, Hong Kong, le informazioni sul lavoro di Sandro che lui stesso gli forniva. E non gli lesinò niente, comprendendo che – anche se i suoi figli non erano d’accordo – solo così lo si poteva stimolare. E Sandro, essendo persona molto affidabile e fidata, lo ricambiò sia con l’affetto di un figlio, sia col suo modo, contemporaneamente aggressivo e rispettoso, di lavorare. Bisognava fare però sempre la tara dei suoi racconti. Una tara che doveva tenere conto della sua forte personalità che veniva stimolata dal rischio. Insomma anche ascoltando le sue avventure, si imparava a vivere, perché si doveva capire quanta parte di esse fosse espressione della sua fantasia, e quanta parte rispondesse ad un verità forse un po’ addomesticata, ma reale! Perché spesso le persone come lui sapevano come raccontare le storie, sapevano come stimolare il desiderio di avventura che c’è in ciascuno di noi e, fra l’altro, non c’è stato evento mondiale che non l’abbia visto almeno spettatore

Aveva due grandi amori: il mare e le donne. Il mare lo amò sempre nella sua vita. Straordinariamente incredibili, ma vere, sono le storie che riguardano la sua giovinezza, passata a bordo o di navi di piccolo cabotaggio o di grandi transatlantici e al Nautico di Piazza Palermo (forse l’unica scuola che gli piacque davvero). Riciclandosi alla modernità le storie che ha raccontato, relative all’ ultimo periodo della sua vita, riguardavano sia amicizie con personaggi del mondo marinaro sia modi per utilizzare Internet, sia posizioni specifiche che Sandro pensava di poter ricoprire nel monitoraggio del Mar Mediterraneo. Intanto se la godeva su di un’isola dal passato ligure che del mare e dei suoi prodotti aveva fatto un mito. Naturalmente però il tema più intrigante, è quello delle “donne”. Anche in questo caso quest’amore nasceva da una specie di desiderio di normalità. Perché “specie di”? Perché si era sposato, forse troppo giovane di testa, se non di età, in un tempo in cui lo sposarsi era il segno che uno che aveva “messo la testa a posto” e che abbandonava tutte le fantasie e le pulsioni della giovane età, per entrare nella maturità

E in invece per lui tutto stava per cominciare, anche se gli mancò sempre l’affetto stabile di una donna! Soprattutto quando sì ritirò a vivere la sua pensione nell’isoletta di S. Piero, a sud della Sardegna, mentre ormai il suo matrimonio era completamente franato. Anche nel caso del dove passare la sua pensione Sandro fece una mossa che spiazzò tutti, vale a dire tutti coloro che si aspettavano da lui un comportamento più tradizionale, cioè quello di un pensionato che si ritirava a vivere in una sua casa e che forse avresti potuto incontrare ai giardinetti che raccontava le sue avventure che nessuno ascoltava più. E Invece lui voleva essere ascoltato! La sua personalità era talmente esuberante che, dopo un primo periodo in cui Carloforte gli mostrò la parte ligure, cioè scontrosa e riservata, della personalità (mezza e mezza, per ragioni storiche) dei suoi abitanti, poi si sciolse nella sardità più generosa, accogliendolo a tutti i livelli: dal sindaco al macellaio dietro l’angolo.

Ci andavo tutti gli anni, a trovarlo. Mi piccavo di farlo per antico affetto invece ci andavo per sentirne raccontare le storie e per criticare la sua “creduloneria”. “Creduloneria”perché, sempre nell’assunto che esagerasse molto sulle sue esperienze, riteneva di essere molto amato da tutte le donne che glielo dicevano. Anche via Internet. Pensavo che, more solito, non si rendesse conto del suo sbaglio, mentre ero io che non avevo capito come funzionasse il mio amico, che era davvero molto amato. Fu così generoso e abile da conquistare anche il cuore non solo di un ufficiale della capitaneria di porto locale, che si comportò sempre con lui come un figlio, ma anche di tutta la sua giovane famiglia. Ora non c’è più e se ne è andato col vestito più bello, quello dell’affetto delle persone che lo vedevano sempre e gli stavano più vicine! Se ne è andato, sempre circondato di sentimenti positivi e inusuali. Così come aveva vissuto.

Adele Maiello

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