Recensione libro “La casa sull’isola” di Catherine banner

Una saga familiare che ha assorbito tutta la mia attenzione fin dalle prime pagine, la fluidità della prosa mi ha completamente catturato, trascinandomi lì, su quell’isola sperduta al largo della Sicilia.

Il racconto si presenta subito ricco e corposo, le vicende si snodano tra un personaggio ed un altro, narrato con maestria, svelandone man mano le storie e i retroscena. Vite vissute all’ombra di paure ancestrali, legate a leggende e racconti tramandati nel tempo e che sono riusciti a penetrare le anime di ogni abitante dell’isola.

L’isolamento forzato ha trasformato Castellamare in un luogo chiuso, gretto, restio ai cambiamenti. Il giovane Amedeo, medico fiorentino dalle idee moderne, si ritrova ben presto alle prese con i poteri forti dell’isola che si oppongono al suo ruolo di medico condotto. Eppure Amedeo nonostante tutto sente un’affinità speciale, unica, con l’isola, la considera da subito casa sua. La gente diventa la sua gente, e prendersi cura di loro non è solo un dovere ma un piacere, anche se la paga è magra e le condizioni ambientali non delle migliori.

Le credenze popolari, le tradizioni che animano la quotidianità di Castellamare conquistano immediatamente Amedeo, e le trascrive con una cura maniacale su un libretto che porterà sempre con sè. Le storie del passato, i racconti dei vecchi cantastorie lo hanno da sempre affascinato, e l’isola è così intrisa di antiche leggende di cui ormai si sono perse le origini, ma così vive nell’immaginario degli abitanti di Castellamare.

In questo luogo dimenticato da Dio la vita scorre tra alti e bassi, lontano dalla terraferma si ha la sensazione di vivere in un’altra dimensione. Ma il mondo al di là dell’isola sta cambiando, una grande guerra è alle porte e molti uomini sono chiamati al fronte. Anche Amedeo fa la sua parte, patirà e combatterà una guerra che non ha voluto. Molti non faranno ritorno a casa, altri torneranno mutilati nel fisico e nell’anima.

Ricominciare è dura, tra lutti e miseria, la vita pian piano ricomincia, e anche Amedeo decide di sposarsi con Pinavedova di guerra. Una donna energica, colta, capace di guidare la sua famiglia con dolcezza e fermezza allo stesso tempo.

L’amore che li lega è un amore profondo, tenero; una sintonia perfetta, come può esserlo solo quello tra un uomo e una donna che si rispettano e si stimano.

Tutto sembra andare per il meglio fino a quando il medico condotto non viene coinvolto in uno scandalo, un presunto figlio concepito la notte prima delle sue nozze con Pina. La verità celata per tanto tempo è ora sulla bocca di tutti, Amedeo non sa come rimediare ad un errore commesso in un momento di debolezza, una storia che per lui non ha significato nulla comprometterà la sua vita e quella dei suoi figli.

Un errore che nel tempo ha alimentato odi e rancori, e a pagarne il prezzo più caro saranno proprio i suoi figli, costretti a subire le maldicenze di un intero paese.

Il perdono della moglie sarà solo l’inizio di una nuova vita per Amedeo che da quel momento in poi si ritrova a doversi reinventare, deve rinunciare per sempre alla sua professione di medico. Riapre un bar ormai chiuso da tempo e incomincia una nuova vita dietro un bancone servendo caffè, limoncello e arancini.

Tutto sommato la sua vita lo soddisfa, arrivano i figli e il benessere, la vita scorre placida, e il bar diventa il centro nevralgico di Castellamare, dove incontrarsi e condividere pensieri, e sovente spettegolare. Infatti i pettegolezzi sono e saranno lo spettro che li assillerà, impareranno con il tempo a conviverci, la famiglia di Amedeo è costantemente sotto l’occhio vigile dell’intera comunità.

Intanto un’altra guerra è di nuovo alle porte e questa volta sono i suoi figli a partire. Resteranno solo in compagnia dell’unica figlia rimasta, Maria Grazia.

Figura predominante, che fin da piccola, affetta da un handicap, ha saputo imporsi a modo suo in una società arcaica e gretta, che non ha fatto altro che compatirla.

Ho amato molto questo personaggio, una bambina vivace, intelligente, che ha saputo guardare oltre, che ha saputo prendersi cura della propria famiglia quando tutto sembrava perduto. Un animo nobile, gentile, tenace in grado di dare molto e abbastanza forte da sopportare le ingiustizie.

Le donne in questo libro sono il cuore pulsantel’anima, figure che hanno retto il peso della perdita, che hanno saputo rialzarsi e sfidare il destinoCapaci di amare con ardore, senza mai dimenticare sé stesse, pretendendo rispetto per il loro ruolo di matriarche in una società maschilista e arretrata.

Pina, Maria Grazia, Maddalenadonne del passato, del presente, del futuro.

Ognuna artefice del proprio destino in un mondo che si evolve velocemente, ma i cambiamenti colpiranno anche loro, saranno costrette a stare al passo.

Ma il passato incombe ancora prepotentemente su tutti loro, con le sue ombre, con i suoi segreti e bugie. È giunto il tempo della verità e del perdono.

Molte sono state le recriminazioni, le perdite, e gli odi, e solo chi crede nella sua terra, nelle sue origini ha la forza di guardare al domani con occhi nuovi, portando sempre nel cuore il ricordo di chi non c’è più, e restando in attesa di coloro che stanno tornando a casa, perché casa è là dove c’è la propria storia.

Un romanzo ricchissimo sotto tutti i punti vista, capace di intrattenere il lettore con un lessico semplice e fluido; trama piena, avvincente, interessante. Quello che ho apprezzato di più è la cura dedicata ai vari personaggi, ne ho ammirato la crescita, la maturazione, sempre in perfetta sintonia al periodo storico vissuto.

Mi complimento, altresì, con l’autrice Catherine Banner, di origini inglesi, per essere riuscita a raccontarci, con un autentico realismo, una parte importante della nostra storia italiana.

SCHEDA DELL’EDITORE

1914, isola di Castellamare, Sicilia. In una notte d’inverno, due bambini nascono in due case distanti solo qualche centinaio di metri. Il primo è figlio di Amedeo, il medico condotto dell’isola, e di sua moglie Pina. Anche il secondo è figlio di Amedeo, ma la madre è la sua amante, Carmela, moglie del sindaco di Castellamare. Insidioso, lo scandalo si propaga nell’isola e distrugge la reputazione di Amedeo, che è costretto a lasciare il suo incarico e si ritrova a gestire un bar-pasticceria all’interno di una vecchia casa. La terrazza del bar diventa per lui – e per gli abitanti di Castellamare – un luogo da cui osservare e commentare un mondo che cambia vorticosamente e che porta sull’isola la tragedia di due guerre mondiali, lo slancio della ricostruzione, le tensioni sociali e politiche degli anni Settanta, la sfacciata abbondanza degli anni Ottanta e le luci e le ombre del nuovo millennio. Sebbene a Castellamare tutto sembri immutabile, i figli e i nipoti di Amedeo non soltanto vivranno tutti questi cambiamenti, ma v’intrecceranno anche le loro storie di amicizia e d’amore, di morte e di speranza. Perché la Grande Storia è sempre fatta di piccole storie. E s’illumina di una luce nuova se c’è qualcuno disposto a raccontarle. Magari da una casa su un’isola…

Katja Macondo

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