Recensione libro “Capodanno da mia madre” di Alejandro Palomas

Calde lacrime hanno solcato il mio viso.

La commozione ha avuto la meglio, è stata liberatoria, mi ha donato pace, e una nuova consapevolezza. Le ultime righe mi hanno letteralmente travolto, mi hanno concesso il privilegio di abbandonarmi e di assaporare tutte le emozioni in gioco, nella loro forma più pura, essenziale. Perché l’amore, quello vero, ci rende più forti, ci insegna a rialzarci, ci regala un nuovo giorno, ci dona la certezza che non si è soli a questo mondo. Ci sarà sempre qualcuno che ci aspetta, là dove la vita è cominciata.

Il romanzo di Palomas “Capodanno da mia madre” mi ha riportato alle atmosfere dei film anni ’50 e ’60, dove l’intera storia si svolge nell’arco di poche ore, in uno spazio ben delimitato e i protagonisti appaiono intrappolati, incapaci di sfuggire ai propri desideri e ai propri rancori.

Potrebbe essere una storia come tante, in fondo tutte le famiglie si assomigliano un po’, e Alejandro Palomas ci narra le vicende di questa famiglia, con cura, con calma, addentrandosi in ogni singola esperienza con tatto, concedendo al lettore tutto il tempo necessario per ascoltare il loro racconto.

Amalia è l’anima più pura, forse quella che ha sofferto di più, che ha trovato la forza per rialzarsi, per vivere questa sua nuova vita a modo suo. La sua visione della realtà è del tutto soggettiva, è sempre causa di discussioni e motivo di preoccupazione per i suoi figli. Ma Amalia riesce a vivere il suo quotidiano in assoluta armonia con il suo pensiero, circondandosi, a volte, da personaggi poco raccomandabili, che lei prende amorevolmente sotto la sua ala, come donna, come amica, come madreNon è ingenuità, è solo fiducia nel prossimo. Una fiducia che lei ripone negli altri con naturalezza, istintivamente.

La cena di capodanno organizzata e tanto attesa da Amalia, diventa il palcoscenico delle loro vite. Il passato sarà l’ospite d’onore, la malinconia travolgerà ogni commensale, e la verità sarà la “portata principale”. Il racconto si snoda tra alti e bassi, tra liti e recriminazioni, tra ricordi tristi e divertenti, inframezzato da momenti di pura ilarità che calmeranno gli animi e alleggeriranno le tensioni nell’aria.

“… siamo ancora cinque Due generazioni di fratelli: quella di mamma. – lei e zio Eduardo – la. – io, Silvia ed Emma -, come due rotaie parallele che attraversano il tempo, separate questa sera da tavolo, piatti, bicchieri e dalle molteplici interpretazioni della nostra storia “.

Una frase che mi ha colpito è stata…

” Qualche luce e molte ombre. Questo è un modo di dire che ci appartiene, tipico di chi è sangue del nostro sangue”.

Molte ombre, molti “assenti” a quella tavola.

La prosa evidenzia la vena ironica di alcuni protagonisti, una ironia tagliente, sincera irreverente, ma anche tanto divertente, perché quando la realtà è dura, solo una sana e genuina sincerità, rende tutto, la vita compresa, più accettabile.

Amalia è sicuramente il personaggio che ho amato fin da subito, la sua vita è un esempio di rinascita, dopo anni di soprusi è riuscita a riprendersi la sua vita, finalmente protagonista.

“La libertà quando arriva all’improvviso non sempre viene assimilata nel modo giusto”.

Ci sono stati degli sbandamenti, degli errori, ma sempre a fin di bene. “.. era diventata adulta… ci fece diventare minuscoli, mettendo ordine in un paesaggio che credevamo immutabile”. Un vero esempio di donna e madre, che sa, che comprende, che sostiene, che dona la forza per guardare al domani con coraggio.

“Ogni cosa nella nostra vita ha un senso; ogni fine è anche un inizio. Succede però che, quando la stiamo vivendo, non ci è dato saperlo”.

Ho sentito una bella affinità con lei, personaggio molto credibile, ha reso questo romanzo speciale. Vedere quello che agli altri sfugge o non vogliono vedere, è il suo modo di dire “ti voglio bene così come sei”. Accettare le difficoltà o dire addio a qualcuno è difficile, doloroso, ma inevitabile. Il suo amore li ha resi tutti più forti, aiutandoli ad accettare la perdita con la consapevolezza di non essere soli.

“Le cose possono cambiare, sì, ma se tu non le vedi se non allunghi la mano per toccarle non ti renderai mai conto che non sono più come erano una volta. Non succederà mai niente così. Mai niente “.

Romanzo che annovero tra i più belli mai letti, da leggere e rileggere. La lettura risulta scorrevole, la prosa semplice, essenziale. La trama convincente, ricca di contenuti. Nel complesso molto coinvolgente ed emozionante.

Ringrazio Alejandro Palomas per aver pensato e scritto questo libro.

SCHEDA DELL’EDITORE

È il 31 dicembre a Barcellona e Fernando, detto Fer, è seduto al tavolo della sala da pranzo di sua madre a piegare con cura i tovaglioli rossi. Amalia, la mamma, è nervosa e piena di gioia. Dopo tanti tentativi frustrati, tutti i suoi figli e parenti – il sangue del suo sangue – si siederanno a tavola per festeggiare l’ultimo dell’anno e brindare finalmente insieme.
Ci sarà lui, Fer, con Max, l’alano che dorme con la testa in una perenne pozza di bava, regalo d’addio che il suo ex compagno Andrés gli ha lasciato, giusto per non sentirsi in colpa per essersi innamorato di un altro.
Ci sarà Silvia, la figlia maggiore, che, dopo aver perduto la bambina che portava in grembo, mastica rabbia e nicotina, ed è come una pentola a pressione sempre sul punto di scoppiare. Ci sarà Emma, la figlia più piccola, il disordine in persona, colei che ha sempre qualcosa che non va. E Olga, la sua compagna – l’aggiunta, come la chiama Silvia–: naso all’insù, perle, tacchi, borsa di Louis Vuitton, e l’aria supponente di chi ripete come un mantra “lascia che ti dica”.
Ci sarà, infine, l’eccentrico zio Eduardo, che l’anno prima si è presentato vestito da babbo natale e completamente ubriaco.
È un giorno importante, e Amalia non nasconde la sua gioia e le sue paure.
Silvia saprà stare al suo posto e non litigherà con Olga? E lo zio Eduardo non racconterà nessuna delle storie schifose dei suoi viaggi? E non busserà alla porta nessun vicino del palazzo, com’è accaduto anni prima, quando è comparso sulla soglia il signor Samuel in compagnia di una povera mulatta cubana mezza svestita?
Con un ritmo serrato e un impianto “teatrale”, Alejandro Palomas mette in scena una memorabile cena di Capodanno in cui ciascuno vuole, dal suo angolo di vita, scacciare ogni pesantezza e trascorrere una serata leggera. Ma, si sa, le feste in famiglia svelano puntualmente cose ignote, verità non ancora rifinite che affiorano improvvise, come la luce che sale dal mare all’alba del nuovo anno.

Katja Macondo

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