Vivo l’auspicio
di fresche notti
che m’incanalino
a mutevoli aurore.
Stordita oscilla
la ragione
fra scompigliate ciocche
e un pizzo screziato.
D’errare innanzi
mai
pago.
Carlo Molinari
Vivo l’auspicio
di fresche notti
che m’incanalino
a mutevoli aurore.
Stordita oscilla
la ragione
fra scompigliate ciocche
e un pizzo screziato.
D’errare innanzi
mai
pago.
Carlo Molinari
Nero bluastri
i tuoi capelli.
Lustrato il viso,
ad arte egiziana
tinteggiato.
E ripiegano
su minuto regale
involucro
d’epidermide porosa
e talchi emana d’impudico balsamo.
Per plasmarti,
da caviglie a
seni di coppe
fino ad imbrigliar
le scomposte
chiome.
Carlo Molinari
Tutto ammutolisce.
Solo un clacson ovattato
rivela occhi sfiancati
erranti nel nulla
d’una quiete effimera.
Carlo Molinari
Quel tuo illogico svanire
come acuta lamina
nelle tempie arde,
in torride vene scola
sino a cuore afono.
Potevamo elevarci
a ridenti angeli
ma lacerati precipitammo
prima ancor
d’un battito d’ali.
Stramazzato
mi scopro
nella melma
il viso.
Catatonico
Ustionato
ogni sospiro.
Carlo Molinari
Sono ammantato d’un concerto
di chiarore.
Eppur poche anime
prendono il via.
Netturbini ciondolano tra vie
sonnolente
e due pendolari imboccano
corriere deserte dall’odor
d’arancia acre.
Pare il sole di mezzanotte.
E spingersi al Nord più estremo
dove le tenebre si scostano
a pennellate di sole
rosso fuoco e nubi
d’indaco striate.
L’ombra che s’allunga stampa
un’imposta semichiusa
celando lenzuola sfatte e
schiene nude tra chiome
arruffate ch’ancor dormono.
A svestirsi dall’afa.
Mutolii di case
accompagnati solo
dal ronzio
di qualche vecchio frigorifero.
Carlo Molinari
Come adesivi
su vetrinette
di strenne
scrutai folle
randagie.
Sciorinarono
le arcuate vele
gli scalpitanti armenti
di plagiati predatori.
Al bang del mossiere.
Rifulgi e irraggia
rattoppata
cometa d’oriente.
È ancor Natale.
Dicono.
Carlo Molinari
Notte fonda, planetaria
solo torme di grilli t’adornano.
Troppo tardi
perché qualcosa si scuota
troppo presto
perché remote sveglie
a trillare esordiscano.
Un fragore di tosse
tra ibernati palazzi.
Carlo Molinari
Tu m’hai dato del pazzo!
Di quella pazzia
che intacca le menti
dei geni e dei santi.
Ma dissento, amica mia,
io dissento.
La mia volontà desiderata
ha sapore di insipida normalità.
La mia fede svogliatamente supplicata
è cenere al vento.
Nel marasma generale io,
semplicemente io,
ti appaio pazzo:
volesse il Cielo darti ragione!
Io sono solo arena
gettata nel mare oscuro.
E dissento, amica mia,
io dissento.
Carlo Molinari
Impavidi grilli
intermezzano
la volta celeste,
di caligine cristallina
e cenere sfavillante
incastonata.
Ho scoperto
i segreti del mare
vivendo
una stilla di rugiada.
Carlo Molinari
Pari a nuova sevizia
sul cuor mio
infierisci.
Ma non mi disorienti.
Soltanto sei
un indolente aleggiare.
Appena percettibile
il tuo zero.
Carlo Molinari