Pensieri su Sandro Emanuelli

Sandro, Sandrone. Amava tanto le avventure che, quando era ragazzo, lo chiamavamo Napoleone, forse perché condivideva con l’imperatore dei Francesi una certa megalomania, non nel senso di una grande follia (come l’intendevamo noi ragazzi) ma nel senso di un grande desiderio di avventura.
Per cercare di inquadrare l’inquadrabile, cioè lui, Sandro, dobbiamo pensare alla sua avventura in quello che veniva considerato allora – dalla fine degli anni 1960 alla fine degli anni 1990 – l’Oriente Misterioso (Cina, Malesia, India, Australia, ma anche Sud Africa, i paesi del Nord Africa, e tanti altri). Certo lui, Sandro, continuò a lavorare in quei paesi anche dopo, ma ormai si trattava di un mercato noto, con le sue regole e le sue consuetudini che forse lo stesso Sandro aveva contribuito ad impiantare.

Quali erano queste regole e consuetudini? La Cina ad esempio – paese di cui Sandro parlava continuamente – aveva l’abitudine di mandare a prendere, con macchine equivalenti alle limousine americane, i rappresentanti di cui si fidava. E naturalmente Sandro era fra questi. Ma come si giungeva a tanto? Come nasceva questa fiducia?

Sandro, pur nella sua ridondante eloquenza, non ce lo ha mai spiegato veramente. Secondo lui, che ci spiegava il perché di questo inusuale comportamento, questa fiducia nasceva dalla sua abilità di negoziatore, che i cinesi stimavano moltissimo… e noi ci dobbiamo fidare di questa sua interpretazione, perché anch’essa fa parte di quel suo bagaglio personale, quel bagaglio che voglio descrivere qui. Perché era considerato un po’ megalomane da noi, che eravamo suoi amici, quando eravamo ragazzini se in fondo tutti esageravamo un po’ il significato, soprattutto sociale, delle nostre o bravate o avventure. Allora ci si deve chiedere il perché della nostra considerazione di Sandro. E, se ci penso, nasce proprio dal modo in cui veniva considerato in famiglia, da una madre molto pratica, la signora Mercedes, con le mani d’oro, che tutto quello che faceva le veniva bene, la quale gli riservava l’affetto per un figlio un po’ ‘bagolone’, che non si sa né come spiegare né come prendere.

E poi c’era il padre di Sandro, Mario, anche lui persona molto intelligente e pratica, ma che non si poneva, apparentemente, il problema di come fosse il figlio, purché rispondesse a quei canoni di successo professionale che lui riteneva indispensabili nella vita! E Sandro, che come tante persone estrose e tendenzialmente di successo, non ha imparato niente dalla scuola tradizionale dove l’avevano mandato i suoi nell’estremo tentativo di imbrigliarne la forte personalità, ha passato tutta la sua vita a cercare, di realizzare a suo modo i sogni dei genitori. Me l’ha rivelato una frase che mi ha detto recentemente, quando, raccontandomi della Cina, mi disse: “Avrei voluto che mia madre mi vedesse.” Infatti lui, anche nell’azienda, che faceva degli ottimi vetri industriali, in cui era entrato a lavorare, con una qualifica bassa, si era messo presto in luce come persona con delle doti di intraprendenza e sapere che mal si adattavano alla nostra società, così strutturata. E così aveva incontrato il vecchio patriarca e fondatore dell’azienda, il quale, dopo un po’, avendole comprese, cercò di sfruttare al meglio le potenzialità della sua personalità.

E lo spedì in Asia , dopo che lui era già stato in molti altri posti del mondo, nelle sue esperienze lavorative precedenti. E in Asia – e soprattutto grazie alla sua esperienza cinese – si conquistò anche tutti la posizione economica che la lungimiranza del patriarca gli riservò, andando spesso a verificare sul campo, vale a dire in Sud Africa o in Cina, Hong Kong, le informazioni sul lavoro di Sandro che lui stesso gli forniva. E non gli lesinò niente, comprendendo che – anche se i suoi figli non erano d’accordo – solo così lo si poteva stimolare. E Sandro, essendo persona molto affidabile e fidata, lo ricambiò sia con l’affetto di un figlio, sia col suo modo, contemporaneamente aggressivo e rispettoso, di lavorare. Bisognava fare però sempre la tara dei suoi racconti. Una tara che doveva tenere conto della sua forte personalità che veniva stimolata dal rischio. Insomma anche ascoltando le sue avventure, si imparava a vivere, perché si doveva capire quanta parte di esse fosse espressione della sua fantasia, e quanta parte rispondesse ad un verità forse un po’ addomesticata, ma reale! Perché spesso le persone come lui sapevano come raccontare le storie, sapevano come stimolare il desiderio di avventura che c’è in ciascuno di noi e, fra l’altro, non c’è stato evento mondiale che non l’abbia visto almeno spettatore

Aveva due grandi amori: il mare e le donne. Il mare lo amò sempre nella sua vita. Straordinariamente incredibili, ma vere, sono le storie che riguardano la sua giovinezza, passata a bordo o di navi di piccolo cabotaggio o di grandi transatlantici e al Nautico di Piazza Palermo (forse l’unica scuola che gli piacque davvero). Riciclandosi alla modernità le storie che ha raccontato, relative all’ ultimo periodo della sua vita, riguardavano sia amicizie con personaggi del mondo marinaro sia modi per utilizzare Internet, sia posizioni specifiche che Sandro pensava di poter ricoprire nel monitoraggio del Mar Mediterraneo. Intanto se la godeva su di un’isola dal passato ligure che del mare e dei suoi prodotti aveva fatto un mito. Naturalmente però il tema più intrigante, è quello delle “donne”. Anche in questo caso quest’amore nasceva da una specie di desiderio di normalità. Perché “specie di”? Perché si era sposato, forse troppo giovane di testa, se non di età, in un tempo in cui lo sposarsi era il segno che uno che aveva “messo la testa a posto” e che abbandonava tutte le fantasie e le pulsioni della giovane età, per entrare nella maturità

E in invece per lui tutto stava per cominciare, anche se gli mancò sempre l’affetto stabile di una donna! Soprattutto quando sì ritirò a vivere la sua pensione nell’isoletta di S. Piero, a sud della Sardegna, mentre ormai il suo matrimonio era completamente franato. Anche nel caso del dove passare la sua pensione Sandro fece una mossa che spiazzò tutti, vale a dire tutti coloro che si aspettavano da lui un comportamento più tradizionale, cioè quello di un pensionato che si ritirava a vivere in una sua casa e che forse avresti potuto incontrare ai giardinetti che raccontava le sue avventure che nessuno ascoltava più. E Invece lui voleva essere ascoltato! La sua personalità era talmente esuberante che, dopo un primo periodo in cui Carloforte gli mostrò la parte ligure, cioè scontrosa e riservata, della personalità (mezza e mezza, per ragioni storiche) dei suoi abitanti, poi si sciolse nella sardità più generosa, accogliendolo a tutti i livelli: dal sindaco al macellaio dietro l’angolo.

Ci andavo tutti gli anni, a trovarlo. Mi piccavo di farlo per antico affetto invece ci andavo per sentirne raccontare le storie e per criticare la sua “creduloneria”. “Creduloneria”perché, sempre nell’assunto che esagerasse molto sulle sue esperienze, riteneva di essere molto amato da tutte le donne che glielo dicevano. Anche via Internet. Pensavo che, more solito, non si rendesse conto del suo sbaglio, mentre ero io che non avevo capito come funzionasse il mio amico, che era davvero molto amato. Fu così generoso e abile da conquistare anche il cuore non solo di un ufficiale della capitaneria di porto locale, che si comportò sempre con lui come un figlio, ma anche di tutta la sua giovane famiglia. Ora non c’è più e se ne è andato col vestito più bello, quello dell’affetto delle persone che lo vedevano sempre e gli stavano più vicine! Se ne è andato, sempre circondato di sentimenti positivi e inusuali. Così come aveva vissuto.

Adele Maiello

Vecchio lupo di mare: a Sandro Emanuelli

Sandro aveva due grandi amori: la scrittura e il mare. E così ha vissuto, sempre in giro per il mondo, visitando posti lontani e bellissimi. Ha scritto racconti per ognuno di essi e li ha pubblicati sempre tutti. Nasce a Genova e il sapore della salsedine gli entra fin nelle ossa: il richiamo del mare non l’ha mai lasciato, dopo anni in giro per il mondo, decide di ritirarsi nella splendida Isola di Carloforte: quante foto mi ha mandato del mare che si vedeva dalla sua finestra, quanti scatti di albe e tramonti. Ogni giorno nel suo studio, scriveva guardando il meraviglioso panorama davanti a lui. Anche quando stava male e faticava a vedere. Mi chiamava e diceva: “pupilla, ti sto mandando un altro racconto!” Così, ogni giorno. Fino ad oggi. Sandro è mancato improvvisamente, questa mattina e lascia un vuoto che non si può colmare. Amico sincero, una presenza costante. R.I.P. come amavi definirti tu, vecchio lupo di mare.

Poesie: “Solo noi e il mare”

Se tu fossi qui, solo noi due e il mare,

non mangerei, ma ti gusterei,

non berrei, ma sazierei la mia sete,

non dormirei, ma ti sognerei da sveglio,

non parlerei, ma ascolterei la tua voce dolce,

non chiederei nulla, ma desidererei tutto,

non ti sfiorerei, ma lo farebbe il mio cuore.

Se tu fossi qui, solo noi due e il mare.

Sandro Emanuelli

Poesie: “A Laura”

Mai nome fu più dolce a dirsi, è il
latino “laurus”, l’alloro, simbolo di
immortalità ed emblema di vittoria,
era il “cammino” in greco bizantino,
poi diventò “celle di monastero” nel
primo medioevo. Senza l’articolo è
una brezza, un respiro, una radiazione
del corpo umano, una speciale qualità
d’incanto e di magia delle opere d’arte.
Ammaliò il grande Francesco Petrarca
che scrisse versi ispirati.
Solitamente il nome Laura è associato
a donne dolci e delicate, ma di grande
fascino, sempre in cerca di persone
che le amino sinceramente e dedichino
loro attenzioni e cure…

Sandro Emanuelli

Racconti brevi: “Un sogno ispirato”

Mi trovo in mare, in barca, sto pescando, lascio la barca muoversi col vento e la corrente, mi rilasso, è una bella giornata, un diversivo; la bellezza della solitudine, può trasformarsi, a volte, in una situazione molto pesante. Vedo in lontananza una vela venire nella mia direzione, è veloce, naviga di bolina, é ben condotta, la scia è dritta, risalta nel blu cobalto del mare di tramontana. Le vele sono tese, sento le sartie fischiare, le drizze in tono minore, osservo con invidia, é veloce, mi si affianca, un attimo e si allontana, é silenziosa, solo un fruscio indimenticabile, quasi un miraggio. Al timone una splendida dea, mi regala solo uno sguardo e un gesto ieratico di saluto con la testa, è bella, tiene la ruota con grazia, ma forza, il suo sguardo corre avanti oltre l’orizzonte, al futuro. Sono rimasto impietrito, una visione, guardo i suoi lunghi capelli neri sventolare in lontananza, poi mi giunge una voce, troppo speciale per essere portata dal vento, mi suona dentro, mi dice: “raggiungimi, sarò tua per sempre”. La mia barca è pesante e la corrente forte, devo remare verso terra, poi mi sveglio e mi affaccio al balcone……vedo una vela lontana.

Sandro Emanuelli

Racconti brevi: “Pazzie in Polonia”

Nel ventennio degli anni ’80/’90 sono stato frequentemente in Polonia con l’Agente dell’azienda per cui lavoravo, un mio caro amico. La Polonia è un Paese che ho sempre amato e che visitavo volentieri, per la simpatia degli abitanti, grandi lavoratori, grandi bevitori, grandi combattenti. Ho sempre ammirato l’eroismo della cavalleria polacca contro i tedeschi invasori, Solidarnosh, la bontà che traspirava da Giovanni Paolo II e tanto altro. Ogni cliente nuovo che visitavamo diventava un amico, con relative mangiate e bevute e tanta confidenza, con scherzi, battute e brindisi vari. Una mattina alle nove, visitiamo un cliente già amico da anni, era decisamente un po’ brillo; la mia prima domanda fu: “Scusami, è l’ultima sbronza di ieri o la prima di oggi”? Mi accompagnarono una volta a visitare una distilleria dove preparavano un’ottima vodka, di diverse composizioni, tra i vari prodotti, c’era anche la vodka “kosher”, che gli ebrei potevano bere. Per amore del sapere, chiesi cosa comportava come differenza creare il prodotto “kosher”. Mi fu risposto che esisteva un rito di preparazione e che la materia prima (il luppolo) doveva essere toccata per il lavaggio solo da ragazze vergini e che c’era un rabbino che si occupava solo di certificare questo. Naturalmente mi proposi come assistente rabbino assunto in prova, vista l’avvenenza delle operaie addette…

Andai in pellegrinaggio al Santuario della Madonna Nera, a Czestochowa, venerata dal Papa. La cittadina si trova sulla strada percorsa dai TIR trasportatori di carni che arrivano dal confine sovietico per andare a scaricare in Europa. Gli autisti si fermavano nella cittadina per dormire e i vari alberghi, alberghetti e pensioni erano sempre pieni di gente perché vi soggiornavano le donnine allegre che si prendevano cura dei camionisti. Prima di entrare nel santuario, mi fu raccomandato di tenere una mano sul portafoglio e l’altra sul davanti, non si può mai sapere… Visitai anche il campo di Auschwitz, una tristezza. Una sera un amico mi disse che invidiava noi italiani per le reti stradali, in Polonia non erano ancora complete. Gli ricordai che i tedeschi già nel 1939 avevano costruito una bella strada che andava dal loro confine ad Auschwitz; forse bastava spargere la voce che a Danzica le famiglie di origine tedesca erano maltrattate e subito i tedeschi avrebbero fatto una autostrada, magari percorribile con i carri armati… Non vi dico le risate… Ma credo che il fatto più saliente fu un intervento che facemmo al di là dei limiti del nostro lavoro. Tutto da raccontare. Visitando una grande fabbrica, già nostra cliente da anni, fummo portati di fronte al Consiglio d’Amministrazione che trovammo in stato di preoccupazione acuta. Correva voce che lo Stato avesse in mente di vendere a una ditta inglese il terreno occupato dalla fabbrica, per farne un nuovo quartiere abitabile. I dirigenti della fabbrica erano preoccupati di perdere il posto di lavoro: c’era ancora il regime comunista e non potevi metterti a discutere le decisioni dello Stato.

Mi chiesero consiglio: memore di quello che succedeva in Italia, proposi di occupare la fabbrica, con scioperi vari e bandiere rosse. L’idea attecchì; andai inoltre alla sede della società inglese possibile acquirente e confusi le acque con molti discorsi assurdi. Stranamente questa mossa ebbe successo: lo Stato rinunciò alla vendita e fui festeggiato con un bella cena insieme al Consiglio d’Amministrazione. Ma non passavo la giornata a divertirmi, lavoravo sodo, qualche volta la sera mi sollazzavo. Una sera in un casinò, in albergo, ebbi una fortuna sfacciata, un turista italiano, anziano con consorte, che giocava vicino a me e registrava tutti i numeri usciti, sbottò dicendo che non era possibile e mi chiese che sistema usavo; tranquillamente gli risposi “il culo”! Non ho scritto della bellezza delle donne polacche; ho una foto di circa 40 anni prima, seduto a tavola con la contessina Maria De Zwalewska, allora eletta Miss Muretto di Alassio, una meraviglia… Gli amici quando venivano in Italia in ferie mi portavano un secchio di aringhe, ne ero golosissimo sia fresche, crude all’ammiraglia sia inscatolate. Purtroppo con il procedere degli anni, non ho più aringhe né vodka kosher in casa…

Sandro Emanuelli

Racconti brevi: “Appunti algerini”

Ho scritto già di viaggi nei vari Paesi del mondo; erano racconti in cui descrivevo quello che vedevo, oggi scriverò quello che sentivo, ossia le mie impressioni. Inizio in ordine alfabetico, partendo dall’Algeria, dove ho passato diversi mesi negli anni ’70 e ’80. L’azienda in cui prestavo servizio, aveva uffici locali con impiegati algerini e spesso mi fermavo a dormire in una stanza dell’ufficio adibita ai soggiorni d’emergenza. Avevamo automobili in dotazione, per cui viaggiavamo moltissimo; l’unica cosa negativa era la targa della macchina di colore nero. C’era il rischio di essere confusi per francesi… smisi di volare con i voli interni dopo alcuni spaventi tremendi, preferivo affrontare ore di guida nel deserto in fuoristrada; andavo spesso a Orano, la prima volta la segretaria mi prenotò il miglior albergo.

Entrato in camera e in bagno, rimasi di sasso: tutti i sanitari, inclusa la vasca da bagno erano di color marrone/feci e l’odore che vi aleggiava confermava le supposizioni degli occhi. Ma non era tutto così squallido: parlando con degli algerini mi dissero che si erano divertiti a evirare i prigionieri francesi….la foto della Regina dei Touareg, che si trova al Museo del Bardo, per me rappresenta una delle donne più belle che abbia mai visto. Gli algerini mangiano i montoni, a un amico di Bergamo servirono una svizzera di montone! Però c’erano triglie che pesavano sui 3 etti e abboccavano all’amo senza esca! In Algeria ho mangiato una buonissima “baguette” e ho trovato il vino rosato e bianco buonissimi. Le donne erano tutte tatuate ma agli occhi avevano un trucco perfetto. La città di Algeri poi assomiglia molto a Genova, c’era una passeggiata a mare che era favolosa…

Sandro Emanuelli

Racconti brevi: “Un avvenimento inaspettato”

Indubbiamente uno di quelli che accadono una sola volta nella vita: non te ne accorgi finché qualcuno, magari involontariamente, ti fa riflettere, allora pensandoci sopra ti rendi conto che tanti piccoli avvenimenti si concatenano, fino ad apparire come tessere di un mosaico della vita formato da un solo disegno, a volte iperscrutabile. Sono le ore 03.25 e sto scrivendo in piedi, con l’iPad posato sulla cuccetta superiore della mia cabina; non c’è collegamento internet e il GPS mi dice che abbiamo da poco doppiato Capo Corso, in quel lembo di terra della Corsica che assomiglia a un dito indice proteso verso la mia Genova, che ho lasciato alle 18.00 a bordo del traghetto “Aurelia” diretto alla mia terza patria d’adozione (la seconda è Hong Kong) Carloforte, nell’isola di S.Pietro, l’isola più a occidente d’Italia, un piccolo fazzoletto d’Eden buttato in mezzo al Mediterraneo, che ho eletto a mia residenza in attesa dell’ultimo viaggio. Dopo ben quattro anni di lontananza, mi sono precipitato per assaporare la nascita della piccola Claudia, un roseo batuffolino dai capelli neri, capolavoro di mio figlio e mia nuora, giunta tra noi la notte del “Thanksgiving day” per ricordarci che non dobbiamo mai dimenticare il miracolo della vita. Tenerla in braccio, vezzeggiandola, mi ha riportato alla memoria di quando divenni padre: guardando il mio Lorenzo per la prima volta dietro la parete a vetri dell’ospedale, ero convinto che mi avesse sorriso non appena visto, dimenticando che i piccini appena nati non vedono a distanza…. In queste due settimane di celebrazioni, ho incontrato spesso dei vecchi amici, purtroppo qualcuno ci ha già lasciato, ma sono sicuro che il Fato tiene conto di ciò quando ci invia dei nuovi personaggi, come la mia principessina Claudia, a mitigare il dolore che proviamo per chi ci ha lasciato prematuramente. Incontrando una vecchia (si fa per dire) amica, ho avuto lo spunto a scrivere queste poche righe: mi sono convinto che esista, tra uomo e donna, uno stadio intermedio tra amicizia e amore, che appaga il desiderio, che ognuno ha, inconsciamente, di sentirsi vicino, anche solo telematicamente, qualcuno di cui siamo sicuri che non ci tradirà mai, nemmeno con il pensiero. Questa dolce amica, credo che questo sia l’aggettivo più adatto per descriverla, è molto sensibile e, vista con l’occhio del fotografo, è molto bella con un corpo splendido.

La dolcezza si riscontra non solo nelle sue parole o nei gesti, ma dallo sguardo, leggermente ironico positivamente, suscita ondate di benessere quando s’incontra e s’intreccia con il tuo, aprendo un dialogo muto ma senza limiti d’espressione. Anche lei ama Carloforte, da anni, e per farle cosa gradita ogni mattina le invio la foto dell’alba, con qualche parola di commento; abbiamo così un breve dialogo che si protrae per tutto l’anno. La cosa strana e bella contemporaneamente, è che lei dalle mie parole riesce a desumere il mio stato d’animo, intervenendo immediatamente con qualche commento costruttivo di risposta; ma lo stesso succede anche a me: riesco a capire il suo stato d’animo e mi adopero subito per farla star meglio. Quando ci siamo incontrati per passare insieme qualche ora, tra noi c’è stato un abbraccio, di quelli veri, non quelli ridicoli da pantomima a distanza di sicurezza: l’ho stretta a me e lei ha fatto altrettanto, compatibilmente con le mie dimensioni.A pranzo, un’altra sorpresa: la mia amica è piuttosto speciale nella scelta del cibo e mi ero preparato a fare un piccolo sacrificio per adeguarmi, ebbene, anche lei ha avuto lo stesso pensiero e abbiamo consumato un bel pranzetto di comune accordo in un locale meraviglioso sul mare. Parlando, mi ha detto di essersi fidanzata da un anno, scherzando le ho detto che se avessi immaginato che era libera, sarei tornato prima….Le ho scattato qualche ritratto, con le varie espressioni che conosco bene, le ho mandato subito le foto e lei ha particolarmente gradito quella in cui siamo insieme, piace anche a me. Purtroppo le cose belle finiscono sempre troppo presto: ci siamo salutati con un altro vero abbraccio e mi sono fermato sulla strada a guardarla allontanarsi, ogni tanto lei si girava e mi salutava agitando la mano, finché non è salita sul bus che la portava al lavoro.Non era passata un’ora dalla sua partenza, che mi arriva un suo SMS, mi dice che allontanandosi e vedendomi lì, fermo, a guardarla andar via, le era venuto il magone con le lacrime agli occhi, le rispondo che lo stesso era successo a me! Oggi, inaspettato, mi è arrivato un altro SMS in cui mi augurava buon viaggio, lo sarà sicuramente, con il tuo augurio……Ora sono le 05.22, fra un poco sorgerà il sole e voglio proprio fotografarlo, accompagnato nella mente dalle parole di una vecchia canzone “Alba sul mar, è una canzone romantica, che il marinar canta con voce nostalgica….”. Sarà opportuno poi che io cerchi di riposare almeno un’ora, mi attende una guida di 350 Km e con la piaga che ho nella gamba destra non è un divertimento, ma almeno sarò libero di pensare alla mia principessina, agli amici, alle persone care e al mio paese…..E non prendetemi in giro se mi commuovo, dopo una vita di batoste combattute all’ultimo sangue, un pizzico d’amore col contorno di simpatia e tanta dolcezza, rallegrano la vita e fanno commuovere anche Sandrokhan, l’Ultimo Avventuriero…

Sandro Emanuelli

Racconti brevi: “L’uomo che cavalcava le onde”

Ero nello Sri Lanka, una volta noto come “Ceylon”; mi trovavo a una quarantina di chilometri a sud da Colombo, ospite di un amico che possedeva tre alberghi che si affacciavano su una splendida laguna dalle acque color smeraldo. La laguna era formata da una barriera corallina, accessibile a piedi solo con la bassa marea; il canale d’accesso alla laguna era largo una decina di metri e lungo circa il doppio. Un giorno il mio amico arrivò con due canne da pesca al fondo e mi disse che sicuramente avremmo fatto buona pesca. Dopo pochi minuti dal lancio, pensai di essermi incagliato sul fondale; il mio amico mi suggerì di forzare il ricupero e la preda arrivò: avevo catturato una testuggine di circa 10 Kg. di peso. Pensai di liberarla, ma il mio amico la volle cucinare. Non descrivo in dettaglio il sistema che usano per cucinarla, per non infastidire le persone sensibili, ma onestamente devo dire che la carne era molto gustosa. Un’altra volta pescammo col bolentino in piedi sulla barriera corallina; presi una grossa murena che non era d’accordo di essere catturata.

Per fortuna un amico pescatore la prese lui e mi liberò dall’impiccio. I pescatori usavano una piroga con bilanciere e una piccola vela; mi piaceva moltissimo pagaiare da solo, uscire dalla laguna e andare al largo a godermi il sole e il mare. Una volta, mentre ero al largo, si levò un forte vento monsonico e mi trovai in difficoltà a tornare. Non c’erano natanti in giro e notai che i pescatori a terra si stavano agitando: pensavano che non sarei riuscito a tornare. Per fortuna il vento alzò anche le onde e, memore delle mie esperienze di gioventù, mi fu facile imboccare la cresta di un’onda ed entrare nel canale d’accesso alla laguna a tutta velocità! I pescatori mi presero al volo quand’ero ormai con la prua sulla sabbia, gridandomi tutti una frase in lingua tamil che non conoscevo per niente! Il mio amico, subito accorso, mi venne in aiuto ed ebbe la bontà di tradurmi la frase in inglese; una frase che sarebbe diventata il mio soprannome negli anni a venire! The man riding the waves! (L’uomo che cavalca le onde).

Sandro Emanuelli