Recensione libro “La rivoluzione italiana” di Patrick Keyes O’Clery

«Soldati, poiché il nostro Santo Padre Pio IX si è degnato di affidarmi la difesa dei suoi conculcati e minacciati diritti, non ho esitato un istante solo a impugnare la spada. Al suono di quella voce venerabile che ha già fatto conoscere dalla sommità del Vaticano i pericoli che circondano il Patrimonio di S. Pietro, la Cattolicità si è scossa e questo movimento si propaga ai confini del mondo. Il cristianesimo non è solo la religione del mondo civilizzato, ma è la sorgente e l’essenza stessa della civiltà. Da quando il Papato è divenuto il centro della Cristianità, tutte le nazioni cristiane mostrano, anche in questi giorni, una coscienza sicura di quelle verità sulle quali è basata la nostra Fede. Come l’islamismo una volta minacciò l’Europa, così è ora per lo spirito della Rivoluzione e, oggi come allora, la causa del Papato è la causa della civiltà e della libertà nel mondo. Soldati! Abbiate fiducia: siate sicuri che Dio sosterrà il nostro coraggio e lo innalzerà all’altezza di quella causa, la cui difesa ha ora concesso alle nostre armi».

Queste parole del generale delle truppe pontificie La Moricière, pronunciate nell’aprile del 1860, rendono bene l’idea del clima nel quale si realizzò l’Unità d’Italia.
Da un lato c’era il papa Pio IX, il quale aveva proposto ai legittimi sovrani della nostra penisola una “bozza di Trattato per la Lega Italiana”, che creasse un nuovo Stato federale, rispettoso di tutte le tradizioni e dei diritti preesistenti alla sua costituzione.
Dall’altro c’era il Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II e del suo primo ministro Cavour, i quali si posero a capo del progetto ideologico liberale, ispirato dalla Rivoluzione francese e dalla massoneria internazionale: quello di creare uno Stato italiano fortemente centralizzato, che facesse tabula rasa del Papato e della tradizione cattolica del popolo italiano.
“La Rivoluzione delle Barricate” e “La Formazione del Regno d’Italia”, due fondamentali studi dell’avvocato irlandese P. K. O’Clery – testimone oculare degli eventi che portarono alla famosa “Breccia di Porta Pia” del 20 settembre 1870 – documentano in modo impressionante le “eroiche” imprese di tutti coloro i cui nomi fanno bella mostra di sé sulle strade delle nostre città: i già citati Vittorio Emanuele II e Cavour, Garibaldi, Mazzini, il generale Cadorna e così via.
Ne esce un quadro desolante, fatto di corruzione, tradimenti, furti generalizzati a danno di Stati in precedenza prosperi e pacifici, confische dei beni della Chiesa ed azzeramento di tutte le opere di carità costruite nel corso dei secoli, aumento a dismisura del debito pubblico nazionale per sostenere la politica guerrafondaia del nuovo Stato unitario, imposizione della leva militare per tutti i giovani, aumento a dismisura delle tasse per mantenere l’esercito, impegnato a sedare la rivolta del Sud Italia, sudditanza nei confronti dei governi liberali e massoni europei, in particolare del governo inglese, ferocemente anticattolico…
In tale scenario di morte e desolazione, brilla una luce fulgida: quella di Pio IX e dei suoi giovani soldati, gli Zuavi, accorsi da tutto il mondo cristiano a sacrificare la vita per la difesa del Papa e del suo Regno. L’Autore, che fece parte di quel Corpo scelto, vi dedica pagine commosse e commoventi, come quando descrive l’evacuazione delle truppe pontificie, in seguito alla conquista di Roma da parte dell’esercito italiano: «… il Papa apparve al balcone, e, levando le mani al cielo, pregò: “Che Iddio benedica i miei figli fedeli!”. L’entusiasmo di quel momento supremo fu indescrivibile. Con un frenetico Eljen! (Evviva!; ndr.) uno zuavo ungherese sfoderò la spada e subito, con un simultaneo struscìo di acciaio, migliaia di spade sguainate brillarono al sole. (…) Al pensiero di lasciare il Santo Padre, lacrime di amarissimo rimpianto solcarono le guance di quegli uomini, che avevano sfidato la morte in tante disperate battaglie. Le trombe diedero l’ordine di avanzare e, nel muoversi, la testa della colonna lanciò un ultimo triste grido di “Viva Pio IX!”, che, riecheggiato fila dopo fila, fu ripetuto da tutto l’esercito e dalla folla radunatasi per assistere alla partenza».
“La Rivoluzione Italiana”, pubblicazione che raccoglie i due citati studi di O’Clery, può essere un’occasione d’incontro con un periodo importantissimo quanto misconosciuto della storia del nostro Paese, periodo nel quale si formarono le cause della nostra purtroppo debole identità nazionale. È un’occasione per capire meglio il nostro presente.

Daniele Meneghin

Recensione libro “Il Falsario” di padre Livio Fanzaga

«Ogni guerra si combatte per degli scopi, più o meno manifesti. Gli uomini non esitano a distruggere e a distruggersi per i beni materiali o per ragioni di egemonia, di dominio e di potere. (…)
A un livello più elevato, invisibile ma realissimo, si combatte una battaglia ben più grande, che coinvolge cielo e terra, e la cui posta in palio non è qualcosa fuori di te, ma sei tu stesso. L’uomo è l’essere più conteso che esista. Fin da quando si trova nel paradiso terrestre è insidiato da un nemico astuto e malvagio che lo vuole rapire a Dio e sottoporre al suo spietato dominio. Le ultime pagine della Scrittura ti mostrano l’esito finale di questa interminabile guerra, che vede il trionfo di Cristo e i suoi nemici che precipitano nello stagno di fuoco e di zolfo. Al centro di questa immane contesa fra Dio e Satana ci sono gli uomini.»

Con queste parole si apre “Il Falsario”, un libro bellissimo e terribile nello stesso tempo, scritto dal direttore di Radio Maria, padre Livio Fanzaga.
L’intento dell’Autore è fare una lunga se pur sintetica catechesi sul diavolo, “l’avversario di Dio e il nemico dell’uomo”, sulla scorta della Bibbia, del Catechismo, della Tradizione spirituale della Chiesa ed anche della sua esperienza pastorale.
Proprio le sue preoccupazioni di padre hanno spinto questo sacerdote bergamasco a trattare un tema totalmente censurato dalla cultura dominante: la presenza del male e la possibilità della dannazione eterna.

Dio ha creato gli angeli e gli uomini come esseri liberi, cioè capaci di riconoscere ed amare il loro Creatore, ma anche di rifiutarLo e di odiarLo. E’ dunque il dramma della libertà che sta all’origine del male: il diavolo era all’inizio una creatura buona, che per sua libera scelta ha deciso di pervertire se stessa in modo definitivo ed irrevocabile. L’Inferno non è stato creato da Dio, ma dal rifiuto dell’Amore di Dio da parte della creatura ribelle.
L’Autore riprende gli epiteti con i quali la Sacra Scrittura descrive il diavolo (“principe delle tenebre, avversario di Dio, nemico dell’uomo, principe di questo mondo, serpente, drago, tentatore”) e li commenta per farci capire quanto queste definizioni corrispondano alla nostra esperienza quotidiana ed alla vita del mondo.
Strepitosi in particolare sono i commenti alla tentazione dell’Eden e alle tentazioni di Gesù nel deserto. Satana si presenta come benefattore, che maschera il peccato e la ribellione a Dio come “il massimo della vita”, mentre in realtà sono la causa della nostra morte. Per questo è il Falsario. Dio aveva creato l’uomo immortale, dunque la morte non è un fatto biologico naturale, ma è “il salario del peccato” commesso dai nostri progenitori, il famoso peccato originale.

Il diavolo ha così acquisito un certo potere sull’uomo, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti: basta accendere la televisione o leggere certe leggi che negano il diritto alla vita per rendersene conto.
Ma non bisogna preoccuparsi, Satana ormai ha perso. Gesù “ha cacciato il potente dalla sua casa e si è ripreso ciò che è Suo”, prima trionfando sulle tentazioni del deserto (da meditare bene perché sono tentazioni specifiche della Chiesa) e poi sconfiggendo definitivamente il male mediante l’offerta totale di Sé al Padre sulla croce per la nostra conversione.

Satana è come un cane legato: se non ti avvicini a lui, non può farti niente. Come si fa ad avvicinarsi a lui? Cedendo, appunto, alle sue tentazioni.
Nella seconda parte del libro, l’Autore descrive dettagliatamente la dinamica della tentazione, la quale è, come dire, personalizzata, nel senso che Satana ci studia fin dall’età della ragione per capire a quale fra i sette vizi capitali noi siamo più inclini e ci prepara le occasioni nelle quali possiamo soddisfare la nostra inclinazione al male, con la collaborazione del mondo e della sua mentalità dominante. Per esempio, ad un uomo lussurioso il diavolo presenterà una donna sotto il suo influsso.
Il peccato è la catena con la quale ci lega a sé, con lo scopo di ottenere la nostra adorazione, che è dovuta solo a Dio, e di conquistare la nostra anima per l’eternità.

Qual è il rimedio? E’ semplice ma esigente: vivere la vita ad imitazione di Cristo, cioè vivere dentro l’esperienza della Chiesa, nella preghiera, nella mortificazione dei vizi, nella frequentazione dei sacramenti (a proposito, Satana fa di tutto per impedire la confessione), nell’obbedienza al magistero del Papa e dei Vescovi. Solo nella croce di Cristo possiamo trovare la pace e la felicità che cerchiamo senza posa.

Daniele Meneghin

Recensione libro “Con occhi di bambina” di Ania Golędzinowska

Lo scorso sabato 11 febbraio, nella parrocchia Beato Cardinal Ferrari di Legnano, ho toccato con mano una vera e propria esperienza di resurrezione. Accettando l’invito di un collega di lavoro devoto alla Madonna di Medjugorje, ho partecipato alla testimonianza di una giovane ex showgirl polacca, Ania Golędzinowska, la quale ha parlato per più di un’ora della sua vita, a fianco della statua della Madonna e di una bacinella d’acqua benedetta proveniente da Lourdes. “Gli applausi sono tutti per Lei”, ha detto alla fine della sua testimonianza al pubblico che l’ha ascoltata col fiato sospeso.

La sua, infatti, è stata ed è una vita vissuta con un’intensità eccezionale: Ania ha sempre cercato l’amore vero e la felicità autentica, pur in tutte le vicende molto dolorose e tragiche che Dio le ha fatto vivere. Sono rimasto impressionato dal suo volto raggiante di gioia, e ho pensato che il solo fatto che lei fosse ancora viva era già un miracolo straordinario. Ania la si potrebbe definire un bellissimo “fiore selvatico”, cresciuto fra la perdita precoce di suo padre, alcolizzato, e le profonde incomprensioni con sua madre, che dopo la morte di suo marito cominciò a portare a casa numerosi “zii”, uno dei quali violentò Ania quando lei aveva 10 anni. Poi vennero le prime esperienze amorose e il contatto col mondo della droga, la morte di tanti amici d’infanzia, il trasferimento in Italia al seguito di un’organizzazione criminale che sfruttava il sogno di tante ragazze di avere una vita migliore, la reclusione in una villa a Torino, il “lavoro” d’intrattenitrice in un locale di quarta categoria e lo stupro che lei subisce da parte di uno dei clienti, che all’inizio sembra una persona perbene, esperienza tragica che Ania ha deciso di descrivere proprio all’inizio del suo libro.

Ma Ania è una ragazza molto intelligente e scaltra, doti che le hanno salvato la vita e le hanno permesso di fuggire da questa prigionia e l’hanno portata a Milano, dove si fidanza con un ricco imprenditore con il vizio della cocaina e che le dice che l’amore eterno in fondo non esiste… Coca party e sesso sfrenato sono il “sale” della sua vita, e cominciano anche i primi lavori nel mondo dello spettacolo, un mondo in cui chi è cattolico si guarda bene dal dirlo apertamente. Dio però non si dimentica di lei, e una notte le manda “un vecchio, con una barba lunga che mi guardava con occhi pieni di dolore, scuotendo la testa. Il suo sguardo mi faceva vergognare. Mi sentivo in colpa…” Lei ancora non lo sapeva, ma Padre Pio era venuto a farle visita. È l’inizio della resurrezione. Incontra Paolo Brosio, che in quel periodo sta scrivendo il suo libro “A un passo dal baratro”, in cui racconta la storia della sua conversione improvvisa, un’Ave Maria recitata in 16 secondi alla fine di una notte di follie. Paolo l’aiuta a trovare un editore per il suo libro e la invita ad un pellegrinaggio a Medjugorje, nel periodo di Pasqua del 2010. Ciò che succede a Medjugorje è tutto da leggere e da scoprire! “Sentivo dentro la voce… Una voce che mi diceva di perdonare, di perdonare tutti… I miei “zii”, e tutti quelli che mi avevano fatto del male. Mi sentivo in armonia con il mondo, e quando ci si sente così si comprende che il perdono non è una scelta, ma l’unica possibilità.” La fede passa attraverso una trama di rapporti umani, attraverso la quale Dio ci fa scoprire a poco a poco quanto Lui ci ami e sia paziente con noi, con le nostre debolezze.

In virtù di questo incontro affascinante, Ania rifiuta una proposta di lavoro molto allettante come PR a Porto Cervo e si trasferisce a Medjugorje, lascia tutto il bel mondo nel quale ha vissuto, senza rimpianti. Un prete polacco le aveva promesso di pregare per lei tutta la vita, le aveva sempre scritto lettere ma lei non gli aveva mai risposto… Potenza della preghiera!!!
Il 25 giugno 2011 Ania fonda il movimento “Cuori Puri”, che promuove fra i giovani la castità prematrimoniale. Chi lo desidera può ricevere un anello e fare la promessa alla Vergine Maria, davanti a un sacerdote, di vivere in castità fino al matrimonio. Questi sono i contatti del movimento:
SITO WEB: http://www.cuoripuri.it

Daniele Meneghin