“Il fantasma dell’Opera” a Casale Monferrato

Sabato 24 giugno, presso il Teatro Municipale di Casale Monferrato, ha avuto luogo la rappresentazione del musical di Andrew Lloyd Webber, “Il fantasma dell’Opera”. Lo spettacolo di fine anno organizzato dall’Accademia “Centro Danza Futura” è stato introdotto e chiuso da Real Press attraverso l’intervento della Direttrice della Testata, Veronica Iannotti.

Il saggio ha visto la partecipazione di tutti gli allievi della scuola, ed ha la peculiarità di aver riunito i vari stili, classico e moderno, in un’unica opera. La rappresentazione è stata particolarmente intensa e sentita quest’anno, poiché il Centro ha festeggiato il 15esimo anno di attività. Coreografie di Claudia Barbero, Direttrice del Centro, e dell’insegnante e ballerina, Isabel Cortés Nolten. Regia dell’attore e regista, Claudio Politano.

La storia de “Il fantasma dell’Opera” si articola su un triangolo costellato di ardenti amori, sferzanti gelosie e violente passioni. Tutto ciò viene enfatizzato dalla mestizia di una vita, quella del “fantasma”, segnata da dolore e solitudine, che rendono il genio creativo del musicista folle e colmo di rabbia furibonda. Una violenta disperazione che porta a un crescendo drammatico e di incontrollata intensità: un’opera rabbiosa e triste al contempo, ritratto di una Parigi sognante e speranzosa, eppur paludata da un sudario di tenebrosa inquietudine e tristezza.

La trasposizione in musical dell’opera di Gaston Leroux è uno dei capolavori più belli realizzati da Webber, caratterizzato da un’intensa atmosfera romantica e da una persistente amarezza. Una grandiosità che accosta questa produzione ad altri successi indelebili concepiti dal produttore londinese, reso leggendario da opere monumentali del calibro di “Cats”, “Evita” e dal meraviglioso “Jesus Christ Superstar”.

“Una giornata particolare”: Intervista a Giulio Scarpati e Valeria Solarino

“Una giornata particolare” interpretato da Giulio Scarpati e Valeria Solarino, è la trasposizione teatrale dell’omonimo film del 1977 diretto da Ettore Scola, che vedeva protagonisti i grandissimi Marcello Matroianni e Sophia Loren.

Capolavoro del cinema italiano, la pellicola ha ottenuto vari riconoscimenti internazionali vincendo, il Golden Globe come miglior film straniero e ricevendo due candidature al Premio Oscar, per il miglior film straniero e per il miglior attore, a Marcello Mastroianni. La trama racconta la vita di due persone: Antonietta, casalinga ingenua e madre di sei figli, sposata con un impiegato statale e fervente fascista; e Gabriele ex radiocronista dell’EIAR che sta per essere espatriato perchè omosessuale e antifascista. I due si conoscono nella giornata del 6 maggio 1938, data della storica visita di Adolf Hitler a Roma.

Antonietta è costretta a vegliare sul focolare, mentre quasi l’intero caseggiato affluisce alla parata in onore del Führer. Nella sua palazzina semideserta, si accorge della presenza di un suo dirimpettaio, Gabriele, che fino ad un attimo prima stava meditando il suicidio. Incontra la donna ed improvvisamente sollevato inizia a scherzare, accenna passi di rumba con lei e le offre in dono un romanzo (I tre moschettieri). Da quel momento intrecceranno un rapporto di reciproca vicinanza, attratti dal profondo desiderio di colmare uno stato di grande solitudine in cui entrambi vivono.

Ma parliamone con i protagonisti: Giulio Scarpati e Valeria Solarino, con noi dopo lo spettacolo del 14 febbraio presso il Teatro Municipale di Casale Monferrato (AL).

Giulio, cosa significa per te interpretare Gabriele, ruolo che originariamente fu del grande Mastroianni?

Sento ogni volta, il grande peso dell’interpretazione di Mastroianni, attore che io ho amato moltissimo, tanto che insieme alla regista Nora Venturini, abbiamo voluto realizzare questo film in teatro. Tutto questo nasce quindi, dal grande amore nei suoi confronti, anche se ho cercato di pensare al personaggio, Gabriele, non confrontandomi con l’interpretazione di Mastroianni, ma concentrandomi sul personaggio ideato da Scola, unendo la grande malinconia della trama, alla gioia di vivere del personaggio, contraddistinto altresì da un forte desiderio di uscire dalla sua difficile situazione.

Valeria, come ti sei preparata per il ruolo di Antonietta e quanto c’è di te in questo personaggio?

Sicuramente ho messo di me la cadenza siciliana quando parlo, la mia famiglia è di origini siciliane e quindi, anche se io sono di Torino, ho cercato di recuperare questo accento. Mi sono fatta addirittura registrare alcune frasi in dialetto, per riprodurre il linguaggio giusto.

Giulio, nel corso della tua carriera, anche se ti abbiamo visto in nuemrosi film e fiction, hai sempre fatto teatro: come vivi l’essere attore teatrale e attore per il grande schermo? Da Gabriele “Lele” Martini di “Un medico in famiglia” a Gabriele di “Una giornata particolare”: quali sono le differenze e cosa ami di più?

Ho iniziato a fare teatro che avevo dodici anni, quindi un amore nato fin da quando ero bambino, per me il teatro è necessario, sento il bisogno di farlo; la televisione se fatta bene, è un importante strumento di popolarità, quando ero agli inizi della fiction “Un medico in famiglia”, molte persone, per la prima volta nelle loro vita, sono andate a teatro, e lo hanno fatto per vedermi: questo è stato molto gratificante. Poter fare cinema, televisione e teatro di qualità, è il raggiungimento di un sogno.

 
Questa sera avete recitato presso il Teatro Municipale di Casale Monferrato, cosa è significato per voi recitare qui? Sono posti che conoscete?

Giulio: Io sono sicuramente già stato a Casale, anche se con l’età la memoria un po’ sparisce (ride), però questo Teatro Municipale è uno di quei posti che sanno di tradizione: bellissimo, accogliente, caldo e il pubblico qui lo sentiamo ancora più vicino, è come se anche loro fossero nella storia insieme a noi che recitiamo. Bellissima sensazione. A volte ci capitano quei cinema-teatro enormi e dispersivi, quasi “respingenti”, per una storia così intima, come quella di “Una giornata particolare”, sentirsi avvolti dal pubblico è la cosa migliore.

Valeria: Per me queste zone sono molto importanti perchè ci vive mio fratello: lui, mia cognata e i miei nipoti abitano ad Ozzano, perciò vengo spesso a Casale a fare una passeggiata con loro. Non ero mai entrata in questo Teatro, ma devo dire che è meraviglioso. Per me essere qui, è come essere a casa, ho i parenti e gli amici, insomma è un’emozione.