Recensione libro “Lo stupore di una notte di luce” di Clara Sànchez

Per chi ancora non lo sapesse, “Lo stupore di una notte di luce”, edito da Garzanti, è il seguito di “Profumo delle foglie di limone” di Clara Sànchez. Mi sono avvicinata a questa nuova lettura con un po’ di scetticismo, alcuni titoli pubblicati dalla Sànchez in questi ultimi anni mi hanno lasciato con l’amaro in bocca. L’errore più grande che commette il semplice lettore è la ricerca ossessiva delle stesse atmosfere trovate in un grande successo editoriale. Questo è stato il caso di “Profumo delle foglie di limone”, enorme riscontro di pubblico e lettori, ottima critica e vendite consistenti. Ricordo questo libro con piacere, quindi venire a conoscenza di una continuazione mi ha emozionato e nello stesso tempo mi ha messo in allarme. Non volevo incappare in una nuova delusione. Invece sono felice di annunciare che “Lo stupore di una notte di luce” ne è una degna continuazione, ho ritrovato una grande Clara Sànchez. La sua penna mi ha riportato nel punto in cui avevo lasciato i vari protagonisti.

Li ho ritrovati forse un po’ ammaccati, a leccarsi qualche ferita, ma pronti a difendere con le unghie e i denti le persone che amano, fino alla fine. Innanzitutto merito all’autrice per aver saputo aggiungere alla storia una nuova ed agghiacciante pagina. Ci ha mostrato l’altro lato della medaglia, quello dell’inganno, dell’avidità e della vendetta. Non sono bastate le atrocità commesse nel passato e quelle perpetrate dopo, ora si scopre un presente inquietante. La degna continuazione di un’ideologia creduta sepolta, sconfitta, ma a quanto pare più viva che mai. Le indagini proseguono su diversi fronti, e Julian sarà di nuovo costretto a coinvolgere e avvertire Sandra di un pericolo imminente. Gli ”altri” sono sulle loro tracce e non si fermeranno davanti a nulla, neanche di fronte alla vita di un bambino. Tutti insieme Sandra, Julian e Santi si ritroveranno ad un certo punto a commettere azioni degne dei loro acerrimi nemici. Giocheranno la partita ad armi pari, si tramuteranno in carnefici per costringere la Confraternita a rendere loro quello che gli è stato ingiustamente sottratto. Una escalation di emozioni, un ritmo serrato, intelligente ed intrigante, ottima costruzione della storia che si evolve in un continuo crescendo.

Lo spunto da cui l’autrice è partita è il motivo per cui anche questa storia risulta molto credibile. Le vicende sono paurosamente vere, le indagini dell’Interpol e le informazioni giornalistiche, ci hanno dimostrato che tutto questo è possibile, nessuno è immune di fronte a questa eventualità. Sandra è stata la vittima fin dal primo momento, è stata gli occhi di tutti noi, quella che ci ha fatto sentire e vedere questa possibilità. I giornali in questi anni hanno regolarmente narrato di vicende simili, la scoperta di ex ufficiali delle SS scovati in Spagna e in America Latina, confusi tra i molteplici turisti, a condurre una vita in apparenza normale.

Le Confraternite sono organizzazioni di ex ufficiali nazisti, nate con l’unico scopo di tener viva l’ideologia nazista. Sandra aiuterà Julian, un ex internato di Mauthausen, a scovare e consegnare alla giustizia gli ex gerarchi nazisti scappati alle maglie della Giustizia. Julian, grazie al suo amico Salva, viene a conoscenza di un segreto che una volta rilevato potrebbe mettere in pericolo l’intera Confraternita, minandolo dalle basi. L’intelligenza e la perseveranza sono l’unica arma in mano di Julian che riesce, nascosto nell’ombra a seguire tutte le loro mosse e anticiparli. Coinvolgerà Sandra, e sarà lei a pagarne il prezzo più alto. Nessuno ne uscirà immune, fino alla fine, quando tutto sembrerà finito, e la vita riprenderà il suo corso, resterà sempre la sensazione che al male non ci sarà mai fine.

TRAMA

È una notte stranamente luminosa. Una notte in cui il buio non può più nascondere nulla. Lo sa bene Sandra mentre guarda suo figlio che dorme accanto a lei. Ha fatto il possibile per proteggerlo. Ma nessuno è mai davvero al sicuro. Soprattutto ora che ha trovato nella borsa dell’asilo un biglietto. All’interno poche parole che possono venire solo dal suo passato: “Dov’ è Julian?”. All’improvviso il castello che ha costruito crolla pezzo dopo pezzo: il bambino è in pericolo. Sandra deve tornare dove tutto è iniziato. Dove ha scoperto che la verità può essere peggio di un incubo. Dove ha incontrato due vecchietti che l’hanno accolta come una figlia, ma che in realtà erano due nazisti con le mani sporche di sangue innocente che inseguivano ancora i loro ideali crudeli e spietati. È stato Julian ad aiutarla a capire chi erano veramente. Lui che, sopravvissuto a Mauthausen, ha cercato di scovare quei criminali ancora in libertà. Lui ora è l’unico che può conoscere chi ha scritto quel biglietto e perché. Julian sa che la sua lotta non è finita, che i nazisti non si sono mai arresi. Si nascondono dietro nuovi segreti e tradimenti. Dietro minacce sempre più pericolose. E quando il figlio di Sandra viene rapito, l’uomo sente che bisogna fare qualcosa e in fretta. Perché in gioco c’è la vita di un bambino. Ma non solo. C’è una sete di giustizia che non può essere messa a tacere ancora. Chi ha sbagliato deve essere punito. Nessun innocente deve più farlo al posto loro.

Clara Sanchez regala finalmente ai suoi lettori il libro che aspettavano da anni. Il seguito di uno dei romanzi più venduti e amati degli ultimi anni: Il profumo delle foglie di limone. Un milione di copie vendute solo in Italia e ancora in classifica a cinque anni dall’uscita. L’autrice spagnola vincitrice dei più prestigiosi premi letterari torna a raccontare di Sandra e Julian. Torna a raccontare di una verità sconvolgente che pochi conoscevano. Lo stupore di una notte di luce è una storia indimenticabile sulla forza delle scelte e il coraggio di non tradirle. Sulla impossibilità di dimenticare il male e sulle colpe che devono essere punite. Una storia di amore e speranza dove nessuno crede che possa essercene ancora.

L’AUTRICE

Clara Sánchez ha raggiunto la fama mondiale con il bestseller Il profumo delle foglie di limone, in cima alle classifiche di vendita per oltre due anni. Con Garzanti ha pubblicato anche La voce invisibile del vento e Entra nella mia vita. È l’unica scrittrice ad aver vinto i tre più importanti premi letterari spagnoli: il premio Alfaguara nel 2000, il premio Nadal nel 2010 e il premio Planeta nel 2013 con “Le cose che sai di me”.

Katja Macondo

Recensione libro “Un figlio” di Alejandro Palomas

Sono stata travolta da “Un figlio” di Alejandro Palomas, incapace di lasciar andare questa storia neanche per un attimo, l’ho letto tutto d’un fiato. Guille ci racconta la sua vita, in modo semplice, come solo un bambino sa fare. Le sue parole sfidano il concetto di realtà, il suo rifugio è la fantasia, e i suoi pensieri sono senza filtro. Perché negare a questo bambino le sue fantasie? Perché impedirgli di credere che Mary Poppins risolverà tutti i suoi problemi? Tutti si affannano a negare le sue fantasie, a cominciare dal padre che un po’ se ne vergogna e un po’ non riesce a gestirle. Anche la sua maestra tenta di farlo, convinta che le fantasie del bambino, nascondano un problema più grande alla base, “è solo la punta dell’iceberg”, afferma. Infine sarà Maria, la psicologa, a scoperchiare la scatola dei segreti di Guille.

“Credo che il Guille che vediamo sia il pezzo di un puzzle, e che, nascosto sotto questa felicità, ci sia un… mistero. Un pozzo da dove forse ci chiede di essere tirato fuori.” Alternandosi, saranno loro stessi a narrarci di Guille, che vive l’assenza della madre come un abbandono, ed è così forte il dolore che si rifugia nella magia di Mary Poppins. “… quando hai problemi brutti e tristi, ricorda Mary Poppins, dì la parola magica molto forte per farmi sentire e tutto, tutto, cambia sempre, sì? Mi ha guardato e…ha cantato Supercalifragilistichespiralidoso”. Tutti i ricordi della madre sono legati alla storia di Mary Poppins, e le sue canzoni, i film, lo aiutano a sopportare la nostalgia che lo attanaglia. Questi ricordi lo sostengono durante questa sua elaborazione, la mancanza della madre è troppo grande per lui, quindi l’unica strada per ritrovarla è attraverso i suoi racconti, le sue fiabe, il suo sorriso.  Riesce a confidarsi solo con la sua amica Nazia, una bambina Pakistana, anche lei alle prese con i propri drammi, legati ad un matrimonio combinato con un uomo molto più vecchio di lei, così piccola e già costretta a fare i conti con un futuro tanto spaventoso.

Guille vorrebbe aiutarla, non sa come fare, spera di farlo attraverso la magia di Mary Poppins, ma la famiglia di Nazra non approva la loro amicizia e di conseguenza gli viene impedito di frequentarla. Tutto va storto, sua madre è lontana, ha perso la sua amica, a scuola lo deridono, e suo padre continua a rinchiudersi nello studio a piangere.

Si ritrova perso nel labirinto di cose che non capisce perché è troppo piccolo per gestirle e accettarle da solo. “La mente umana è come la vita: un labirinto che spesso tira fuori cose inimmaginabili da colui che vi si perde.” La psicologa diventa, quindi, la sua unica interlocutrice, di lei si fida, e pian piano comincia a raccontarle i suoi segreti, e lo fa attraverso i suoi disegni. Improvvisamente un intero universo si schiude davanti agli occhi di Maria, e con una clamorosa ed inaspettata scoperta, riesce finalmente a liberare questo bambino dall’enorme peso che grava sulle sue “piccole” spalle, un dolore troppo grande per lui.

“La cosa veramente strana è che, quando finalmente la si scopre, la verità non permette scelte a lungo termine. Ci obbliga ad agire, quasi sempre con urgenza.” Donandogli spensieratezza e fiducia nel domani, con accanto la persona che lo ama più al mondo, suo padre. Non nego che questo libro mi ha molto emozionato.

Ha toccato la mia anima. Nonostante la drammaticità che si percepisce, non è un libro triste, è piuttosto un inno alla rinascita, alla speranza. La storia si racconta da sola, i personaggi si alternano con delicatezza, in punta di piedi, senza clamore. Il lettore è preso per mano da Guille, che lo accompagna lungo la sua vita di bambino, con l’ausilio della verità e della fantasia. La prosa è di una disarmante semplicità, mi ha incantata, un’arma vincente per questo genere di storia. Non c’è stato un attimo di esitazione durante la lettura, fluida ed elegante. Da porre l’accento sulla perfetta immedesimazione nei personaggi, ho apprezzato l’equilibrio e la profondità di ognuno. A pieno titolo, Palomas è diventato uno dei miei autori preferiti! Libro consigliatissimo e adatto ad un vasto pubblico di lettori, sicuramente un dono gradito da chi lo riceverà.

TRAMA

Guille non ha niente in comune con i suoi compagni di quarta elementare: è taciturno, non ama il calcio e ha sempre la testa tra le nuvole. Sarà perché non si è ancora ambientato nella nuova scuola, dice suo padre, Manuel Antúnez, quando la maestra Sonia lo convoca d’urgenza in aula docenti. Sonia, però, scuote la testa. Quella mattina, prima dell’intervallo, ha chiesto agli alunni che cosa avrebbero voluto fare da grandi. C’è chi ha risposto il veterinario, chi Beyoncé, chi ancora l’astronauta, Rafael Nadal o la vincitrice di The Voice. Guille ha risposto… Mary Poppins. E ha anche motivato la sua scelta: vuole essere Mary Poppins perché è una signora simpatica che sa volare, ama gli animali e, quando non lavora, può nuotare nel mare insieme ai pesci e ai polipi.

Sonia consiglia a Manuel di affiancare al bambino una psicologa scolastica che lo aiuti ad aprirsi con i compagni e a non rifugiarsi in un mondo immaginario e strampalato, e il padre si dice d’accordo.

Nessuno dei due adulti ha, però, intuito il vero motivo della risposta di Guille. Avere i poteri magici di Mary Poppins significa per il bambino risolvere d’incanto tutti i suoi problemi. Gli basterebbe, infatti, cantare Supercalifragilistichespiralidoso e sua madre tornerebbe a casa, suo padre smetterebbe di passare le sere a piangere e la sua amica Nazia non sarebbe costretta ad andare in Pakistan a sposare un signore anziano che neppure conosce…

Guille è stufo che tutto il mondo continui a ripetergli che è soltanto un bambino e che i bambini non possono capire certe cose. Lui, invece, le capisce benissimo. Sa perfettamente che suo padre lo mette a letto e poi va a rimestare in una vecchia scatola nascosta sull’ultimo ripiano dell’armadio. Sa, soprattutto, che è un vero mistero che sua madre sia andata a lavorare a Dubai come hostess di volo e non sia ancora tornata…

Con la sua prosa lieve, Alejandro Palomas – «un ritrattista dell’animo umano, uno degli scrittori più amati e promettenti della nostra letteratura» (Culturamas) – regala ai lettori una favola tenera e profonda che riflette sulla distanza emotiva che un dolore improvviso può instaurare tra un padre e un figlio. Un romanzo pieno di grazia e di speranza che parla al cuore di chi non vuole smettere di credere ai propri sogni.

L’AUTORE

Alejandro Palomas è nato a Barcellona nel 1967. Laureato in letteratura inglese, traduttore di Katherine Mansfield, Gertrude Stein, Willa Cather e Jack London, scritto romanzi come A pesar de todo, El tiempo del corazón (premio Nuevo Talento FNAC, 2002) e El secreto de los Hoffman (finalista Premio Torrevieja 2008), e racconti come Pequeñas bienvenidas. ConTanta vita (Neri Pozza 2008) ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico.

Katja Macondo

Recensione libro “La rivoluzione italiana” di Patrick Keyes O’Clery

«Soldati, poiché il nostro Santo Padre Pio IX si è degnato di affidarmi la difesa dei suoi conculcati e minacciati diritti, non ho esitato un istante solo a impugnare la spada. Al suono di quella voce venerabile che ha già fatto conoscere dalla sommità del Vaticano i pericoli che circondano il Patrimonio di S. Pietro, la Cattolicità si è scossa e questo movimento si propaga ai confini del mondo. Il cristianesimo non è solo la religione del mondo civilizzato, ma è la sorgente e l’essenza stessa della civiltà. Da quando il Papato è divenuto il centro della Cristianità, tutte le nazioni cristiane mostrano, anche in questi giorni, una coscienza sicura di quelle verità sulle quali è basata la nostra Fede. Come l’islamismo una volta minacciò l’Europa, così è ora per lo spirito della Rivoluzione e, oggi come allora, la causa del Papato è la causa della civiltà e della libertà nel mondo. Soldati! Abbiate fiducia: siate sicuri che Dio sosterrà il nostro coraggio e lo innalzerà all’altezza di quella causa, la cui difesa ha ora concesso alle nostre armi».

Queste parole del generale delle truppe pontificie La Moricière, pronunciate nell’aprile del 1860, rendono bene l’idea del clima nel quale si realizzò l’Unità d’Italia.
Da un lato c’era il papa Pio IX, il quale aveva proposto ai legittimi sovrani della nostra penisola una “bozza di Trattato per la Lega Italiana”, che creasse un nuovo Stato federale, rispettoso di tutte le tradizioni e dei diritti preesistenti alla sua costituzione.
Dall’altro c’era il Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II e del suo primo ministro Cavour, i quali si posero a capo del progetto ideologico liberale, ispirato dalla Rivoluzione francese e dalla massoneria internazionale: quello di creare uno Stato italiano fortemente centralizzato, che facesse tabula rasa del Papato e della tradizione cattolica del popolo italiano.
“La Rivoluzione delle Barricate” e “La Formazione del Regno d’Italia”, due fondamentali studi dell’avvocato irlandese P. K. O’Clery – testimone oculare degli eventi che portarono alla famosa “Breccia di Porta Pia” del 20 settembre 1870 – documentano in modo impressionante le “eroiche” imprese di tutti coloro i cui nomi fanno bella mostra di sé sulle strade delle nostre città: i già citati Vittorio Emanuele II e Cavour, Garibaldi, Mazzini, il generale Cadorna e così via.
Ne esce un quadro desolante, fatto di corruzione, tradimenti, furti generalizzati a danno di Stati in precedenza prosperi e pacifici, confische dei beni della Chiesa ed azzeramento di tutte le opere di carità costruite nel corso dei secoli, aumento a dismisura del debito pubblico nazionale per sostenere la politica guerrafondaia del nuovo Stato unitario, imposizione della leva militare per tutti i giovani, aumento a dismisura delle tasse per mantenere l’esercito, impegnato a sedare la rivolta del Sud Italia, sudditanza nei confronti dei governi liberali e massoni europei, in particolare del governo inglese, ferocemente anticattolico…
In tale scenario di morte e desolazione, brilla una luce fulgida: quella di Pio IX e dei suoi giovani soldati, gli Zuavi, accorsi da tutto il mondo cristiano a sacrificare la vita per la difesa del Papa e del suo Regno. L’Autore, che fece parte di quel Corpo scelto, vi dedica pagine commosse e commoventi, come quando descrive l’evacuazione delle truppe pontificie, in seguito alla conquista di Roma da parte dell’esercito italiano: «… il Papa apparve al balcone, e, levando le mani al cielo, pregò: “Che Iddio benedica i miei figli fedeli!”. L’entusiasmo di quel momento supremo fu indescrivibile. Con un frenetico Eljen! (Evviva!; ndr.) uno zuavo ungherese sfoderò la spada e subito, con un simultaneo struscìo di acciaio, migliaia di spade sguainate brillarono al sole. (…) Al pensiero di lasciare il Santo Padre, lacrime di amarissimo rimpianto solcarono le guance di quegli uomini, che avevano sfidato la morte in tante disperate battaglie. Le trombe diedero l’ordine di avanzare e, nel muoversi, la testa della colonna lanciò un ultimo triste grido di “Viva Pio IX!”, che, riecheggiato fila dopo fila, fu ripetuto da tutto l’esercito e dalla folla radunatasi per assistere alla partenza».
“La Rivoluzione Italiana”, pubblicazione che raccoglie i due citati studi di O’Clery, può essere un’occasione d’incontro con un periodo importantissimo quanto misconosciuto della storia del nostro Paese, periodo nel quale si formarono le cause della nostra purtroppo debole identità nazionale. È un’occasione per capire meglio il nostro presente.

Daniele Meneghin

Presentazione ufficiale “Un missionario in canoa”

L’Associazione Culturale “La Chiave dell’Arte” organizza per domenica 8 febbraio alle ore 17,30 presso l’Auditorium Santa Chiara di Casale Monferrato, la presentazione del libro “Un missionario in canoa“.

Interverrano all’evento il missionario salesiano don Gervasio Fornara, l’autrice del libro Veronica Iannotti, lo studioso di storia salesiana Julien Coggiola, il docente e teologo Alessandro Marra, il portavoce dell’Associazione Culturale “La Chiave dell’Arte” Natalino Amisano. Letture a cura di Gigi Rossi. Modera Matteo Camagna.

Il libro, la cui introduzione è curata dal vescovo Alceste Catella, mira a sostenere le missioni fondate da don Gervasio, parte dei proventi infatti verranno inviati in Colombia.

Don Gervasio Fornara originario di Borgomanero in provincia di Novara, è nato nel 1939 a Saint Genis Pouilly in Francia. Partito nel 1961 per la Colombia come missionario, tornerà in Italia nel 2002. Trasferito nella Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a Casale Monferrato, dove vive e opera, verrà nominato parroco nel gennaio del 2003.

Recensione libro “Il Falsario” di padre Livio Fanzaga

«Ogni guerra si combatte per degli scopi, più o meno manifesti. Gli uomini non esitano a distruggere e a distruggersi per i beni materiali o per ragioni di egemonia, di dominio e di potere. (…)
A un livello più elevato, invisibile ma realissimo, si combatte una battaglia ben più grande, che coinvolge cielo e terra, e la cui posta in palio non è qualcosa fuori di te, ma sei tu stesso. L’uomo è l’essere più conteso che esista. Fin da quando si trova nel paradiso terrestre è insidiato da un nemico astuto e malvagio che lo vuole rapire a Dio e sottoporre al suo spietato dominio. Le ultime pagine della Scrittura ti mostrano l’esito finale di questa interminabile guerra, che vede il trionfo di Cristo e i suoi nemici che precipitano nello stagno di fuoco e di zolfo. Al centro di questa immane contesa fra Dio e Satana ci sono gli uomini.»

Con queste parole si apre “Il Falsario”, un libro bellissimo e terribile nello stesso tempo, scritto dal direttore di Radio Maria, padre Livio Fanzaga.
L’intento dell’Autore è fare una lunga se pur sintetica catechesi sul diavolo, “l’avversario di Dio e il nemico dell’uomo”, sulla scorta della Bibbia, del Catechismo, della Tradizione spirituale della Chiesa ed anche della sua esperienza pastorale.
Proprio le sue preoccupazioni di padre hanno spinto questo sacerdote bergamasco a trattare un tema totalmente censurato dalla cultura dominante: la presenza del male e la possibilità della dannazione eterna.

Dio ha creato gli angeli e gli uomini come esseri liberi, cioè capaci di riconoscere ed amare il loro Creatore, ma anche di rifiutarLo e di odiarLo. E’ dunque il dramma della libertà che sta all’origine del male: il diavolo era all’inizio una creatura buona, che per sua libera scelta ha deciso di pervertire se stessa in modo definitivo ed irrevocabile. L’Inferno non è stato creato da Dio, ma dal rifiuto dell’Amore di Dio da parte della creatura ribelle.
L’Autore riprende gli epiteti con i quali la Sacra Scrittura descrive il diavolo (“principe delle tenebre, avversario di Dio, nemico dell’uomo, principe di questo mondo, serpente, drago, tentatore”) e li commenta per farci capire quanto queste definizioni corrispondano alla nostra esperienza quotidiana ed alla vita del mondo.
Strepitosi in particolare sono i commenti alla tentazione dell’Eden e alle tentazioni di Gesù nel deserto. Satana si presenta come benefattore, che maschera il peccato e la ribellione a Dio come “il massimo della vita”, mentre in realtà sono la causa della nostra morte. Per questo è il Falsario. Dio aveva creato l’uomo immortale, dunque la morte non è un fatto biologico naturale, ma è “il salario del peccato” commesso dai nostri progenitori, il famoso peccato originale.

Il diavolo ha così acquisito un certo potere sull’uomo, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti: basta accendere la televisione o leggere certe leggi che negano il diritto alla vita per rendersene conto.
Ma non bisogna preoccuparsi, Satana ormai ha perso. Gesù “ha cacciato il potente dalla sua casa e si è ripreso ciò che è Suo”, prima trionfando sulle tentazioni del deserto (da meditare bene perché sono tentazioni specifiche della Chiesa) e poi sconfiggendo definitivamente il male mediante l’offerta totale di Sé al Padre sulla croce per la nostra conversione.

Satana è come un cane legato: se non ti avvicini a lui, non può farti niente. Come si fa ad avvicinarsi a lui? Cedendo, appunto, alle sue tentazioni.
Nella seconda parte del libro, l’Autore descrive dettagliatamente la dinamica della tentazione, la quale è, come dire, personalizzata, nel senso che Satana ci studia fin dall’età della ragione per capire a quale fra i sette vizi capitali noi siamo più inclini e ci prepara le occasioni nelle quali possiamo soddisfare la nostra inclinazione al male, con la collaborazione del mondo e della sua mentalità dominante. Per esempio, ad un uomo lussurioso il diavolo presenterà una donna sotto il suo influsso.
Il peccato è la catena con la quale ci lega a sé, con lo scopo di ottenere la nostra adorazione, che è dovuta solo a Dio, e di conquistare la nostra anima per l’eternità.

Qual è il rimedio? E’ semplice ma esigente: vivere la vita ad imitazione di Cristo, cioè vivere dentro l’esperienza della Chiesa, nella preghiera, nella mortificazione dei vizi, nella frequentazione dei sacramenti (a proposito, Satana fa di tutto per impedire la confessione), nell’obbedienza al magistero del Papa e dei Vescovi. Solo nella croce di Cristo possiamo trovare la pace e la felicità che cerchiamo senza posa.

Daniele Meneghin

Recensione libro “Con occhi di bambina” di Ania Golędzinowska

Lo scorso sabato 11 febbraio, nella parrocchia Beato Cardinal Ferrari di Legnano, ho toccato con mano una vera e propria esperienza di resurrezione. Accettando l’invito di un collega di lavoro devoto alla Madonna di Medjugorje, ho partecipato alla testimonianza di una giovane ex showgirl polacca, Ania Golędzinowska, la quale ha parlato per più di un’ora della sua vita, a fianco della statua della Madonna e di una bacinella d’acqua benedetta proveniente da Lourdes. “Gli applausi sono tutti per Lei”, ha detto alla fine della sua testimonianza al pubblico che l’ha ascoltata col fiato sospeso.

La sua, infatti, è stata ed è una vita vissuta con un’intensità eccezionale: Ania ha sempre cercato l’amore vero e la felicità autentica, pur in tutte le vicende molto dolorose e tragiche che Dio le ha fatto vivere. Sono rimasto impressionato dal suo volto raggiante di gioia, e ho pensato che il solo fatto che lei fosse ancora viva era già un miracolo straordinario. Ania la si potrebbe definire un bellissimo “fiore selvatico”, cresciuto fra la perdita precoce di suo padre, alcolizzato, e le profonde incomprensioni con sua madre, che dopo la morte di suo marito cominciò a portare a casa numerosi “zii”, uno dei quali violentò Ania quando lei aveva 10 anni. Poi vennero le prime esperienze amorose e il contatto col mondo della droga, la morte di tanti amici d’infanzia, il trasferimento in Italia al seguito di un’organizzazione criminale che sfruttava il sogno di tante ragazze di avere una vita migliore, la reclusione in una villa a Torino, il “lavoro” d’intrattenitrice in un locale di quarta categoria e lo stupro che lei subisce da parte di uno dei clienti, che all’inizio sembra una persona perbene, esperienza tragica che Ania ha deciso di descrivere proprio all’inizio del suo libro.

Ma Ania è una ragazza molto intelligente e scaltra, doti che le hanno salvato la vita e le hanno permesso di fuggire da questa prigionia e l’hanno portata a Milano, dove si fidanza con un ricco imprenditore con il vizio della cocaina e che le dice che l’amore eterno in fondo non esiste… Coca party e sesso sfrenato sono il “sale” della sua vita, e cominciano anche i primi lavori nel mondo dello spettacolo, un mondo in cui chi è cattolico si guarda bene dal dirlo apertamente. Dio però non si dimentica di lei, e una notte le manda “un vecchio, con una barba lunga che mi guardava con occhi pieni di dolore, scuotendo la testa. Il suo sguardo mi faceva vergognare. Mi sentivo in colpa…” Lei ancora non lo sapeva, ma Padre Pio era venuto a farle visita. È l’inizio della resurrezione. Incontra Paolo Brosio, che in quel periodo sta scrivendo il suo libro “A un passo dal baratro”, in cui racconta la storia della sua conversione improvvisa, un’Ave Maria recitata in 16 secondi alla fine di una notte di follie. Paolo l’aiuta a trovare un editore per il suo libro e la invita ad un pellegrinaggio a Medjugorje, nel periodo di Pasqua del 2010. Ciò che succede a Medjugorje è tutto da leggere e da scoprire! “Sentivo dentro la voce… Una voce che mi diceva di perdonare, di perdonare tutti… I miei “zii”, e tutti quelli che mi avevano fatto del male. Mi sentivo in armonia con il mondo, e quando ci si sente così si comprende che il perdono non è una scelta, ma l’unica possibilità.” La fede passa attraverso una trama di rapporti umani, attraverso la quale Dio ci fa scoprire a poco a poco quanto Lui ci ami e sia paziente con noi, con le nostre debolezze.

In virtù di questo incontro affascinante, Ania rifiuta una proposta di lavoro molto allettante come PR a Porto Cervo e si trasferisce a Medjugorje, lascia tutto il bel mondo nel quale ha vissuto, senza rimpianti. Un prete polacco le aveva promesso di pregare per lei tutta la vita, le aveva sempre scritto lettere ma lei non gli aveva mai risposto… Potenza della preghiera!!!
Il 25 giugno 2011 Ania fonda il movimento “Cuori Puri”, che promuove fra i giovani la castità prematrimoniale. Chi lo desidera può ricevere un anello e fare la promessa alla Vergine Maria, davanti a un sacerdote, di vivere in castità fino al matrimonio. Questi sono i contatti del movimento:
SITO WEB: http://www.cuoripuri.it

Daniele Meneghin